I Confidi sono uno strumento di finanza, non di mercato

di Gianni Mazzoleni presidente di iFidi, il consorzio fidi del sistema Cna di Varese

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Gianni Mazzoleni, presidente di  iFidi, il consorzio fidi del sistema Cna di Varese, fa il punto della situazione sulla situazione del credito alle micro e piccole imprese e sui consorzi fidi in particolare.

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Nonostante le forti iniezioni di liquidità effettuate dalla BCE negli ultimi due anni, il problema della quantità e della qualità al credito alle piccole e medie imprese rimane un problema nodale per l’economia del nostro Paese. La sottovalutazione della questione è particolarmente grave se si considera il peso specifico di questa tipologia di imprese nel contesto produttivo (98,3% delle imprese; 58% dell’occupazione; 40,9% del v.a. realizzato), contraddetta dalla bassa quota di prestiti bancari di cui sono destinatarie (19,6%). E il sistema economico italiano è tuttora dipendente in larga misura dal credito bancario.

La crisi dell’economia reale, peraltro, si è riflessa in misura significativa sulla qualità degli impieghi. Le banche hanno reagito alle sofferenze che ne sono derivate e che hanno compromesso anche i loro bilanci concentrando l’erogazione di credito sulle imprese migliori, ovvero verso imprese sufficientemente capitalizzate e senza reali tensioni di liquidità a breve termine.
Ma se si vorrà ragionare di rilancio della competitività e dell’efficienza delle imprese piccole e medie occorrerà prevedere specifiche misure di sostegno, quali: plafond finalizzato alla costituzione di reti dedicate all’aumento dei servizi a valore aggiunto, sviluppo di forme consortili per l’erogazione di servizi per l’export e la digitalizzazione, incentivi per l’aumento del capitale sociale potenziando l’ACE attraverso l’incremento del rendimento nozionale e per gli utili reinvestiti, plafond Cassa depositi e prestiti per investimenti, o per il capitale circolante, rimodulazione di debiti a breve a medio termine con garanzie pubbliche, piano per la finanza d’impresa dimensionata per le piccole imprese riordino del sistema nazionale di garanzia, introduzione di un rating qualitativo per le piccole imprese.

In presenza di condizioni ancora incerte sullo stato congiunturale dell’economia e con atteggiamenti di restrizione del credito concentrati essenzialmente nella fascia delle micro e piccole imprese e delle imprese artigiane, il sistema attuale tende a giustificare atteggiamenti di sovrastima del rischio da parte dei maggiori istituti nella fascia di imprese per le quali già sono evidenti i segnali di estrema selettività di erogazione del credito.

In un quadro che appare ancora in divenire e in cui nulla può ancora essere dato per scontato, tenendo conto che l’assetto complessivo si determinerà strada facendo, attraverso l’entrata in campo diretto della BCE, l’unico dato ormai consolidato attiene all’aumento degli accantonamenti a cui dovranno far fronte le banche, con il rischio, come detto, che il credito divenga ancora più difficoltoso per le piccole imprese.

Contesto e sistema dei Confidiriorganizzazione del quadro istituzionale, dei processi operativi e dell’offerta

Nel contesto generale il sistema dei Confidi ha confermato il suo ruolo storico di “partnerfinanziario delle imprese durante tutta la durata della crisi, registrando, nei primi anni, un significativo incremento dei propri volumi di attività. Il perdurare della crisi ha presto messo in evidenza come l’aumento di attività abbia comportato un importante incremento delle insolvenze che ha generato forti tensioni patrimoniali, determinando nell’ultimo biennio, una contrazione degli affidamenti garantiti.

Appare evidente, pertanto, come una delle urgenze “di mantenimento” del sistema sia rappresentata dai fabbisogni di patrimonializzazione: i Confidi sono uno strumento di finanza non di mercato e costituiscono una forma “privatistica e sussidiaria per l’attuazione di politiche di interesse generale volte a favorire l’accesso al credito delle imprese più deboli e di minori dimensioni; per sostenerli e rafforzarli è indispensabile che il sostegno pubblico venga confermato.

Il provvedimento di legge delega di riforma del sistema dei Confidi, attualmente all’esame della Commissione finanze della Camera, è finalizzato a favorire un migliore accesso al credito per le piccole e medie imprese e per i professionisti e al riguardo delega il Governo ad adottare, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, entro sei mesi dalla data della sua entrata in vigore, uno o più decreti legislativi per la riforma della normativa in materia di Confidi, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi: rafforzare la patrimonializzazione dei Confidi e favorire la raccolta di risorse pubbliche, private, di capitale e di provvista; disciplinare le modalità di contribuzione degli enti pubblici finalizzate alla loro patrimonializzazione dei Confidi; razionalizzare e valorizzare le attività svolte dai soggetti operanti nella filiera della garanzia e della controgaranzia, al fine di rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse pubbliche e favorire la sinergia tra il fondo centrale di garanzia e i Confidi; attuare principi di proporzionalità in materia di vigilanza prudenziale sull’attività dei Confidi; razionalizzare gli adempimenti a carico dei Confidi eliminando le duplicazioni di attività già svolte da banche o da altri intermediari finanziari.

È necessario, non appena approvata la legge delega da parte del Parlamento, avviare un confronto sistematico da parte del Ministero dell’economia e finanze con le rappresentanze d’impresa e dei Confidi. Al contempo va data piena attuazione alle disposizioni della Legge di stabilità 2014 su questa materia. La Legge di stabilità del 2014 aveva previsto interventi di sostegno all’attività dei Confidi nella misura di 225 milioni di euro.

Il Ministero dello sviluppo economico ha predisposto il decreto attuativo previsto dalla norma primaria, stabilendo una forma di contribuzione a fondi rischi e patrimonio dei Confidi, per potenziarne le capacità operative a supporto del sistema delle micro, piccole e medie imprese.  Successivamente, tale decreto è stato modificato per tenere conto di alcuni rilievi della Commissione europea in materia di aiuti di Stato, limitando la forme di intervento alla sola contribuzione ai fondi rischi.
Nonostante ciò, a seguito di ulteriori nuovi rilievi della Commissione che possono apparire strumentali, il provvedimento risulta tuttora inattuato con riflessi negativi sui Confidi e quindi, soprattutto, sull’accesso al credito delle imprese da questi assistite.
Fondo Centrale di Garanzia per le pmi

Lo strumento del Fondo di garanzia per le pmi, istituito dall’art. 2, comma 100, lett. a) della legge 23 dicembre 1996, n. 662, ha ormai perso la sua connotazione originaria di favorire le imprese minori con difficoltà di accesso al credito essendo diventato, di fatto, uno strumento per il rilascio della garanzia diretta alle banche, in aperta concorrenza con i Confidi. In questo modo gli istituti di credito trovano convenienza (in quanto la garanzia diretta consente più elevati risparmi in termini di accantonamenti di capitale ai fini di vigilanza), a ricorrere al fondo di garanzia pubblico anche per operazioni per le quali la garanzia non sarebbe strettamente necessaria ai fini della concessione del finanziamento.

Ciò pone il Fondo di garanzia pubblico in posizione antagonista e non più complementare rispetto al sistema dei Confidi, laddove invece una maggiore sinergia tra il fondo statale e i Confidi – che operano a livello territoriale – porterebbero, a parità di risorse pubbliche, ad incrementare l’effetto moltiplicatore di tali risorse e ad assistere un maggior numero di imprese; soprattutto se si stabilissero livelli di integrazione e diversificazione delle garanzie tra Confidi, fondo di garanzia e banche, massimizzando l’efficacia degli interventi congiunti.

Andrebbero pertanto ridefinite le attuali percentuali di intervento del Fondo di garanzia per le pmi (in materia di garanzia diretta e controgaranzia), al fine di riallineare – differenziandole – le condizioni di accesso a garanzia diretta e controgaranzia. Sarebbe utile, ad esempio, prevedere una specifica riserva dell’attività del Fondo di garanzia per operazioni di “importo ridotto” (fino a 100.000 euro) a favore della controgaranzia attraverso i Confidi. Per operazioni di questo importo, di norma relative a microimprese, si è finora registrato uno scarso interesse da parte del sistema bancario, la cui media di importo per operazione sul Fondo si attesta ad oltre 200.000 che si abbassa invece a 87.000 euro nel caso di operazioni attraverso i Confidi, naturali interlocutori delle microimprese sul tema del credito.

Dovrebbe inoltre essere rispristinata la piena partecipazione dei rappresentanti delle imprese nella governance del Fondo, per poter concorrere alla definizione di politiche e modalità operative maggiormente coerenti con le esigenze delle imprese.

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Pubblicato il 19 Maggio 2016
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