“Il letto del Giona è una bomba a orologeria”

Il sindaco Fabio Passera lancia l’allarme: «Non basta il consolidamento dei versanti, è necessario anche prevenire il pericolo di una piena improvvisa». Cronaca di una valle fragile raccontata dalle immagini girate col drone

Lo guardi la prima volta e sembra tutto normale: si parte dal lago, e in una bella giornata di sole le immagini girate dal drone ti fanno risalire il corso del fiume: il museo, i ponti e perfino la gente che cammina a poca distanza dagli argini.

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Fiume Giona, da valle a monte col drone 4 di 7

Poi ascoltando le parole del sindaco Fabio Passera, riguardando le immagini, ci si accorge di qualcosa: troppi gli alberi sugli argini, piante anche di una certa stazza che ad una piena improvvisa possono venir trascinate a valle e gonfiare pericolosamente la portata del fiume, il cui letto è attraversato in più punti da ponti stradali e ferroviari.

Siamo alla foce del Giona, fiume che si getta nel Verbano e nasce come torrente nell’alta Val Veddasca. Una valle fragile, che siamo andati a raccontare giusto una settimana fa, dove abbiamo registrato le prime crepe nelle case di Armio e i versanti che dall’ultima alluvione di quasi due anni fa stanno pian piano cedendo alle intemperie e ai forti dislivelli che caratterizzano questa zona.

Una situazione nota e per la quale verranno spesi – ma non subito, come vedremo – cifre consistenti in arrivo da Milano.
«Abbiamo accolto con entusiasmo la notizia del finanziamento dei lavori per 800 mila euro da parte di Regione Lombardia. L’entusiasmo è un po’ scemato quanto abbiamo saputo che potremo utilizzarlo a partire dal 2018, secondo le prime indicazioni forniteci dagli Uffici del Pirellone» ci dice il sindaco Passera.

Ma questa è solo una delle facce della medaglia di questa vallata bella, selvaggia che sembra rimanere sospesa su di un equilibrio delicato. 
Cosa ben diversa, invece, dalla situazione denunciata più a valle dove il letto del fiume, che in questa stagione è ancora visibile per gran parte della sua estensione, risulta molto ampio, sassoso. Non dà da pensare alla forza dell’acqua che ingrossandosi porta a valle tutto, trascina tronchi anche molto pesanti, che vanno a fracassarsi contro le navate dei ponti, formando in alcuni punti delle pericolose ostruzioni. Su questo insiste Passera.

«Sì, è vero che ci sono questi 800 mila euro per il consolidamento dei versanti. Ma nessuno parla invece di pulire il letto del Giona all’interno dell’abitato di Maccagno. E noi cosa facciamo, aspettiamo altri due anni che arrivino a valle i detriti che provengono dall’alto corso del fiume? È una situazione inaccettabile. Non mi piace fare dell’allarmismo, ma mi chiedo: se succede una piena improvvisa come l’ultima che ci colpì a ottobre/novembre del 2014, (e chi conosce il Giona sa che bastano un po’ di ore di pioggia battente per determinarla) e il fiume dovesse uscire dagli argini, chi ne risponderà? Vorrei non dover essere qui a piangere qualche disgrazia, dopo essermi sgolato per aver detto e scritto ai quattro venti il pericolo che ci incombe sulla testa…».

Per questo abbiamo deciso di porre a corredo di questa notizia il video girato con un drone da Marco Romeo, cittadino di Maccagno con Pino e Veddasca da cui sono state tratte alcune delle foto nella gallery allegata a questo articolo.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Maggio 2016
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