Dal licenziamento alla Borsa, le vie dell’imprenditore sono infinite

Fuori programma al convegno di Univa sulla finanza per le imprese, Rosario Rasizza ad di Openjobmetis incontra Attilio Epistolio l'imprenditore che prima lo avviò al lavoro e poi lo licenziò

openjobmetis

«Prima di iniziare l’intervento, vorrei ringraziare il mio primo datore di lavoro, il signor Epistolio che vedo lì, in quarta fila». Rosario Rasizza, amministratore delegato della Openjobmetis spa, agenzia per il lavoro di Gallarate, spiazza tutti, compreso il signor Attilio Epistolio che un po’ intimidito fa un cenno con la mano al suo ex pupillo, fresco di quotazione in borsa, intervenuto in un convegno organizzato dall’Unione degli industriali  sul tema della finanza a sostegno delle imprese.

Nel 1987 Rasizza, appena diplomato all’istituto tecnico, viene assunto come venditore dalla Epistolio srl, azienda di Varese che produce strumentazione elettronica per le imprese del settore plastico. «Sono rimasto lì per due anni – ricorda l’ad di Openjobmetis -. È stato un passaggio importante per quello che avrei fatto in futuro perché allora avevo notato che gli imprenditori da cui andavo per vendere le nostre apparecchiature, lamentavano in continuazione la mancanza di alcune figure professionali necessarie per la produzione».

Gli imprenditori, come ricorda Federico Visconti, rettore della Liuc di Castellanza, nel libro “Imprenditori. Il valore dei fatti” (Egea),  sono «persone un po’ speciali» perché percepiscono bisogni nascosti, reinterpretano esigenze consolidate, identificano spazi di cambiamento, maturano visioni di possibile sviluppo. Rasizza non fa eccezione perché qualche anno dopo, mentre  legge un articolo del “Sole24 ore“, dove apprende che l’Italia è pronta ad aprire il proprio mercato alle agenzie di lavoro interinale, si ricorderà di quelle “lamentele“. E così quel «perito elettronico che non capiva nulla di mercato del lavoro» nel 2001 inizia l’avventura imprenditoriale con la sua agenzia per il lavoro, la Openjob, dopo aver fatto per quattro anni anche l’agente commerciale per la Temporary.

«È un ragazzo molto sveglio – sottolinea Attilio Epistolio con un tono un po’ nostalgico -. Si dava da fare e ricordo anche che per arrotondare il suo reddito dava lezioni di tennis. Eh sì, direi che non siamo stati lungimiranti nel licenziarlo».

In realtà gli imprenditori non solo hanno una grande resistenza all’ambiguità del contesto, non sempre favorevole a chi vuole fare impresa, ma spesso riescono a trasformare le esperienze negative in pilastri per l’idea imprenditoriale che hanno in testa. «È vero  – sottolinea Rasizza – il signor Epistolio mi ha avviato al lavoro e poi licenziato.  È proprio per questo che devo ringraziarlo».

C’è poi una dimensione tutta personale che riguarda la percezione che si ha del tempo necessario all’azione e degli effetti che l’uno e l’altra sortiscono nella realtà. Rasizza, per sua stessa ammissione, avrebbe voluto quotarsi in borsa il giorno stesso della nascita della sua agenzia, ma ha dovuto aspettare ben 14 anni. Dimensione che sintetizza twittando il verso finale della canzone “C’è tempo” di Ivano Fossati:

“Dicono che c’è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c’era un tempo sognato
che bisognava sognare”

 

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 15 Giugno 2016
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