Il Laserpizio sermontano al Monte Tre Croci

la ricerca di arbusti e fiori nostrani del nostro lettore ci porta sul Monte Tre Croci

Laserpizio sermontano

Proseguendo nell’uscita del 6 luglio al M. 3 Croci, superate le Croci ed il pianoro successivo e la discesa a nord della ex colonia montana si risale, per qualche metro, lì c’è un bivio dove scelgo di prendere il sentiero a destra che superato il Cristo, realizzato dal Caravati, attraversa un bosco ricco di umidità che dopo una settantina di metri sbuca al punto di arrivo della palestra di roccia.

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Il laserpizio sermontano e altre piante 4 di 16

Finalmente vedo la grossa fioritura del Laserpizio sermontano (Laserpizio siler) (1) una ombrellifera tipica dei suoli calcarei, con poco humus, l’infiorescenza che può raggiunger i150 cm di altezza e i 30 cm di diametro, fiore normalmente visitato da insetti che ne garantiscono l’impollinazione, erano utilizzate in cucina le radici e i frutti, come sostanza curativa è stato dal VII sec. a.c. tanto che Plinio descrivendone l’utilità come medicamento lo considera pressoché scomparso causa gli abusi che sono stati fatti nel suo utilizzo. Lo spettacolo offerto dalla vista del paesaggio mi ripaga dello sforzo per arrivare fin qui con la vista come fiori di ben poco altro di alcuni gigli rossi il Laserpizio di ci ho parlato, faccio ancora una breve salita e mi ritrovo nel prato confinante con la caserma dove mi attende una Manina profumata (Gymnadenia odoratissima) (2) una orchidea particolarmente bella che fotografo immediatamente; anche un esemplare di Cavolaccio alpino (Adenostyle alliaria) (3) asteracea non comune nel territorio varesino perché l’habitat di questa pianta è fra i 1200 e i 2000 m, quindi aver trovato questo esemplare mi sembra un risultato apprezzabile, anche se dovrà ancora crescere; intanto riprendo il sentiero e m ricordo che lo scorso anno avevo scorto una Orchidea macchiata (Dactyloriza maculata) (4) è solo un più in alto e mi crea qualche difficoltà il fotografarla, sono così preso dalle ultimi fiori compreso un giglio rosso che quasi non mi accorgo di essere quasi arrivato alla piazzuola posta all’inizio del sentiero 1 per il forte d’Orino quando la vista della Vedovina strisciante (Lomelosia graminifolia) (5) che pure è  presente.

Il giorno successivo, con la moglie decidiamo di fare il giro attorno a punta Paradiso, sulla cui cima si trova l’osservatorio L. Schiapparelli, scegliamo come percorso: partenza dal sentiero 7 sosta al pratone della punta di mezzo quindi discesa al sentiero 1 che seguiremo fino al parcheggio dell’auto. Prima delle 8.30 parcheggiamo l’auto ed iniziamo la salita il primo tratto ha una certa ripidità, manca il fiato, nono ci sono i soggetti da fotografare che mi aspettavo, finalmente il percorsosi fa meno ripido fino al secondo belvedere al quale propongo di fermarci, la moglie dice che comunque si sarebbe fermata per godere nella calma della cima Paradiso uno degli spettacoli più belli dei panorami che si possano godere nel Parco del campo dei fiori, effettuata questa sosta, breve dove ho constatato che sono in maturazione i frutti “siamesi” del caprifoglio alpino, si riprende a salire per l’invitante sentiero rinnovato lo scorso anno, ed è in questo tratto di salita che vedo subito un Giglio martagone (Lilium martagon) (6) non molto ricco di fiori perché ne ha solo 3 mentre mia mogli me ne segnala uno con otto di cui ben sei aperti la meraviglia è che lo scorso anno non sono riuscito a vederne alcuno mentre questo anno solo in questo tratto ne ho contati almeno 20 fioriti, nel frattempo colgo ‘occasione per fotografare un Raponzolo giallo (Phiteuma spicatum) (7) che è tipico di questa zona, si arriva così al pratone della punta di mezzo dove finalmente mi siedo a riposare su una panchina raggiunta perché qualcuno più giovane ha calpestata l’erba, secondo mia moglie in mancanza di interventi il bosco si riprenderà il prato che è stato negli anni trenta la pista forse unica in Italia da dove partivano gli alianti. Intanto ne approfitto per scattare la foto Al Citiso scuro (Citiso nigricans) (8) Si riparte percorrendo lo stesso sentiero fini al raccordo col sentiero n° 1, stranamente precedo la moglie, il motivo sta nelle fragole, in buona arte mature, che la frenano un poco anche se continua a dire che è veramente un peccato non aver portato un contenitore per i piccoli frutti del bosco. Arrivati al sentiero 1 camminiamo vicini e guardiamo la vegetazione, mia moglie mi segnala la presenza di un tasso barbasso che in verità avevo visto in una uscita precedente e non avevo fotografato, ma ecco un bell’esemplare di Garofanino di montagna (Epilobium montanum) (9) questa onagracea ha sempre tratto le mie attenzioni m in genere non hanno prodotto foto di un certo interesse questa volta lo ritengo buono perché essendo di un intero cespuglio la foto rimane uno strumento. Intanto la moglie mi segnala la presenza di 2 piante officinali e precisamente il Digitale dai fiori grandi (Digitalis grandiflora) (10) questa scrofulariacea altamente tossica in tutte le sue parti è utilizzata per talune malattie cardiache a breve distanza ma giù dalla roccia con radici ai bordi del fondo strale una grossa pianta di Belladonna (Atropa belladonna) (11) una solanacea, tossica in tute le sue parti utilizzata fin dall’età medioevale perla dilatazione delle pupille, è fiorita da poco  e quindi i frutti devono ancora comparire. Al belvedere dico di sostare per goderci il panorama, si arriverà all’auto dopo circa 3 ore dalla patenza.

Il giorno 10 decidiamo di fare un giro sulle pendici del M. Chiusarella, seguiamo la strada militare fino all’ex Alpe Ravetta, lasciamo l’auto e proseguiamo a piedi, l’accesso al sentiero mangiafuoco è impedito da un cancello posticcio con mia moglie giudichiamo poco rilevante l’ostacolo perché è possibile accedere al sentiero mangiafuoco da un mini sentiero di poco più di una decina di m. ,çi incamminiamo raggiungiamo la deviazione e da lì raggiungiamo il sentiero la vegetazione non è proprio quella che ci aspettavamo, superato il primo rio dei “Pedan de la Madona” chiedo una breve sosta al grande prato successivo, ed è lì che trovo del Lino montano (Linum tenuifolium) (12), oltre a questa linacea trovo abbastanza fresco il Camedrio montano (Teucrium montanum) (13), la mia proposta di fermarmi al pratone era connessa a trovare qualche esemplare di Succiamele del teucrio abbondanti in questa zona trovo una decina di tali fiori ma rinsecchiti e completamente anneriti, chiedo alla moglie se ci sta ad arrivare al torrente “Pissavacca” trovando nettamente migliorata l’area di risorgiva di suoi affluenti che non hanno nome, visto che la vegetazione e in ritardo rispetto al normale andamento stagionale si decide di ritornare. Sulla strada del ritorno scelgo uno Lilioasfodelo minore (Anthrericum rmosum) (14) meno sviluppato degli altri per rendere più contrasta la foto anche se questa piantina è una gigliacea di notevole delicatezza; così come difficile che si resti a buone foto è l’Agrimonia comune (Agrimonia eupatoria) (15) una rosacea con bella infiorescenza a spiga e poi ancora da , ultimo la Cornettta ginestrina (Securigera varia) (16)

Teresio Colombo

di
Pubblicato il 19 Luglio 2016
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