In che anno son stati piantati i tigli? “Guerra” sugli alberi dei Caduti

Il progetto di rifacimento del viale alberato a San Macario fa discutere da un anno. Ora si litiga sulle prove portate alla Sopraintendenza, che deve decidere

via 22 marzo San Macario 1954

In un giorno di primavera del 1954 un aereo del Gruppo Aeronautico Italiano si levò in volo da Linate e, dopo un breve trasferimento, iniziò a scattare fotografie sopra la zona dell’Alto Milanese, anche sopra i paesi che componevano il Comune di Samarate. Quel volo serviva a mappare l’intero territorio e le ferite di guerra ancora aperte, a nove anni dalla fine del conflitto (nell’arco di due anni fu ripreso l’intero territorio italiano). Ma a distanza di 66 anni le foto sono diventate una delle prove in un “caso” aperto da un anno e più, quello dei tigli di San Macario.

Un anno di accuse e controaccuse, di dossier contrapposti e polemiche politiche, che hanno diviso la politica, la frazione di Samarate e un po’ tutta la comunità. Tra favorevoli al taglio di alcune piante (il Comune dice «a malincuore», per rinnovare la strada e creare una pista ciclabile), contrari ad ogni taglio, cittadini esasperati da un cantiere che sta per compiere un anno.

Il combattivo Comitato per la difesa dei tigli ha richiamato le fonti storiche a sostegno dell’ipotesi che il viale sia monumentale. «Ci sono prove documentali che confermano la nostra tesi di via XXII Marzo come viale delle Rimembranze, costruito nel 1924, che contempla anche il suo valore storico e dunque di commemorazione» ha spiegato Sergio Mazza del Comitato per la salvaguardia dei Tigli. Che cita la costituzione nel 1924 del “Comitato per l’istituzione dei viali delle Rimembranze”, con relativo progetto allegato. «Sarebbe un delitto abbatterli senza giustificato motivo, anche se la Sopraintendenza autorizzasse il loro taglio. L’amministrazione leghista non può distruggere la memoria di un popolo». Il Comitato ha da sempre sottolineato infatti anche il valore di memoria del viale, legato appunto alla prima Guerra Mondiale vissuta dagli abitanti di San Macario (molti tigli riportano targhette dei Caduti del paese, oggi frazione di Samarate)

Parole che hanno fatto andare su tutte le furie il sindaco Leonardo Tarantino, che ha parlato di «delirio delle falsità»: «La Sopraintendenza ci ha chiesto la documentazione, siamo noi che abbiamo trovato gli elementi e li abbiamo portati in commissione» rivendica. E tra questa documentazione ci sono – appunto – anche le foto aeree del “volo GAI 1954”: che – oltre a mostrare una Malpensa ancora allo stadio primordiale, le campagne ancora intensamente coltivate, i paesi ancora distinguibili tra loro – ha ritratto gli alberi del viale in un giorno di primavera del ’54 (la campagna di rilevamento aereo partì dal Nord Italia). «Nella foto aerea del 1954 si vedono il filare a sinistra dalla chiesetta al fondo della via (con una decina di alberi) e il semicerchio di alberi posti fronte all’ingresso» dice il sindaco (che identifica gli alberi con il numero di Caduti della Grande Guerra. «Gli altri alberi che proseguono verso il centro invece non c’erano e sono stati piantati proprio in quel periodo, stando anche alle testimonianze orali raccolte, anche delle associazioni d’arma». E gli alberi che verrebbero abbattuti con l’attuale progetto sarebbero – appunto – solo quelli piantati nella seconda metà del Novecento: importanti dal punto di vista naturalistico, ma meno rilevanti sul piano storico-paesaggistico. Che è quello su cui si deve pronunciare la Sopraintendenza, il “giudice” di questo caldo caso che si gioca anche su prove di 60 anni fa.

Insomma: per Tarantino la foto aerea del 1954 è una delle prove definitive che darebbe il via libera al progetto di riqualificazione («anche se in origine non lo sapevamo, l’abbiamo scoperto dopo»), per il comitato gli elementi storici testimoniano comunque il valore del viale.
In ogni caso: i giudici (la Sopraintendenza) sono “in camera di consiglio” e la sentenza dovrebbe arrivare a breve. Giusto a un anno di distanza dalle prime polemiche sul progetto.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 06 Luglio 2016
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