“No al terrorismo”. La comunità del Bangladesh ricorda le vittime di Dacca
Ad aprire il corteo nel centro della città c'erano gli striscioni con i volti delle vittime italiane dell'attacco terroristico di Dacca
In corteo nel segno del lutto e della condanna del terrorismo: circa duecento persone hanno partecipato alla manifestazione promossa dalla comunità del Bangladesh di Gallarate. Una presa di posizione nata dopo gli efferati omicidi a Dacca e che – tragicamente – è arrivata al termine di una nuova settimana di lutti e instabilità in Europa.
Ad aprire il corteo c’erano diversi striscioni su cui gli organizzatori del Bangladesh – guidati da Mohammed Noor, commerciante locale – avevano fatto stampare le foto dei volti delle vittime italiane dell’assalto a Dacca. «Siamo in Italia da tanti anni, li sentiamo come nostri fratelli e sorelle» ha ribadito Noor, spiegando le ragioni che hanno portato in piazza la comunità asiatica. È una scelta importante: la comunità non si è limitata ad una generica dichiarazione contro il terrorismo, ma ha voluto mostrare così il suo dolore per le singole vite portate via – una ad una – dagli assassini entrati in azione nella capitale del Bangladesh (e che hanno rivendicato la loro appartenenza a Isis Daesh).
In piazza i manifestanti hanno acceso anche i lumini messi a corona intorno alle foto e osservato un minuto di silenzio, di fronte alle bandiere di Italia e Bangladesh. Al corteo hanno partecipato anche alcuni gallaratesi, c’era anche il prevosto di Gallarate monsignor Ivano Valagussa. Tra i rappresentanti del consiglio e della giunta comunale, si è presentato un solo consigliere di minoranza, Rocco Longobardi di Gallarate 9.9: «Mi fa piacere vedere anche molte donne presenti. Noi crediamo nell’integraion con i cittadini di Gallarate di origine straniera, un 8% importante con cui parlare» (non c’era invece il sindaco, che nei giorni scorsi aveva ventilato una sua possibile partecipazione). C’erano poi alcuni singoli rappresentanti di altre comunità etniche dentro la comunità musulmana, come quella pakistana e marocchina.
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