L’azionariato popolare è realtà: ai tifosi l’1% di Pallacanestro Varese

Il consorzio "Varese nel cuore" ha ufficialmente ceduto una prima quota al trust "Il basket siamo noi" che ora punta ai 300 soci. Un primo passo piccolo ma decisivo

La vecchia massima del “piccolo passo per un uomo, ma grande passo per l’umanità” attribuita a Neil Armstrong può essere riproposta – con le dovute proporzioni – quest’oggi a Varese per un evento di dimensioni ridotte ma a suo modo epocale. Nella sede di piazza Montegrappa della Pallacanestro Varese, è infatti avvenuto il passaggio dell’1% delle azioni del club dalle mani del consorzio “Varese nel Cuore” a quelle del neonato supporter trust “Il basket siamo noi”.

L’1%, dicevamo, pare cosa da nulla ma di fatto è il primo, reale segnale del fatto che la società biancorossa si è aperte ufficialmente all’azionariato popolare, termine che molti usano per riempirsi la bocca e creare effimeri progetti futuri e che invece da queste parti comincia ad avere una forma ben delineata. Il basket siamo noi Luca villa Alberto Castelli

Le firme sui documenti, sotto lo sguardo attento del “nume tutelare” Toto Bulgheroni, sono state apposte dai due presidenti, Alberto Castelli per il consorzio e Luca Villa per il trust, alleati sia per il bene della causa biancorossa, sia per le mosse che stanno avvenendo in seno alla Pallacanestro Varese. «Oggi si conclude un iter minimo ma significativo e in qualche modo stiamo vivendo un momento epocale. Ai 15 fondatori del trust si sono aggiunte tante altre persone e chi era in attesa di capire come sarebbe proseguita la nostra avventura ora ha qualcosa di concreto davanti agli occhi» ha spiegato l’avvocato Villa. E di concreto c’è anche il primo “benefit” che Il basket siamo noi garantirà ai quasi 180 soci: il biglietto d’ingresso alla gara di ritorno del preliminare di Basketball Champions League tra la Openjobmetis e il Benfica.

L’appuntamento in piazza Montegrappa è servito anche per fare il punto sulla diffusione del trust tra gli appassionati. «Siamo partiti con numeri che ci stanno soddisfacendo – prosegue Villa – anche perché scorgendo l’elenco degli associati mancano ancora i nomi di tanti amici che avevano già dato la disponibilità ad aderire. La nostra presenza sabato a Chiavenna ci ha permesso di capire che la gente è già ben informata dell’iniziativa: ora dobbiamo passare a una fase di conoscenza personale con gli interessati. E puntare a raddoppiare questi numeri: per fine settembre ci piacerebbe aver superato quota 300». E come fronte più ampio, utile ad arrivare al 10% delle quote di Pallacanestro Varese, c’è l’obiettivo dei mille associati al quale però non è accostato un orizzonte temporale. Almeno per ora.

Basket amichevole pallacanestro varese
I soci del trust presenti a Chiavenna con il punto informazioni

Alberto Castelli, da presidente del Consorzio, vede di buon occhio questo movimento: «In questi anni mi è capitato spesso di parlare con imprenditori, professionisti, tifosi in generale che per tanti motivi non potevano entrare a far parte di Varese nel Cuore, visto come è strutturato il consorzio. L’arrivo del trust permette invece di avere un’offerta differente, ampia e che crea una sinergia con la nostra realtà per una sinergia che tutti ci auguriamo ottimale per Pallacanestro Varese. Sarà bellissimo dire, tra un anno, che la nostra società ha mille proprietari: sarebbe un successo per tutti».

Una società che – lo ha voluto puntualizzare con forza Toto Bulgheroni – rappresenta molto di più di un semplice soggetto sportivo. «La Pallacanestro è una questione sociale – ha spiegato l’ex proprietario – è parte del Dna della città e dei cittadini e in tanti lo sanno e se ne sono accorti. La speranza è che anche i politici di Varese capiscano questa cosa. E ciò vale non solo per la nostra società ma anche per tutto il movimento del basket sul territorio. Per tutti questi motivi, continua a essere importante sostenere il club e investire in esso, anche se in questo campionato c’è chi ha un budget tante volte superiore al nostro».

Parole e situazioni che si potrebbero ricondurre al celeberrimo Mes que un club, il motto che identifica il Barcellona presso i propri tifosi. E non è un caso che l’esempio dei blaugrana sia sempre quello più calzante quando si parla – spesso a vanvera, questa volta no – di azionariato popolare legato allo sport

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Agosto 2016
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