Caso IMF: «Ennesima conseguenza di uno Stato delle tasse e della burocrazia”

Così il consigliere regionale Monti dopo la visita di ieri sera con la proprietà. La Lega insiste sull'istituzione delle "Zone a economia speciale" per le aree di frontiera

Avarie

La nostra attenzione è rivolta sia ai tanti lavoratori coinvolti nel fallimento della IMF che alle eccellenze costituite da macchinari e immobili che potrebbero andare dispersi. È fondamentale, infatti, che il valore di un marchio industriale nato e cresciuto a Luino, affermatosi nel mondo come realtà multinazionale, rimanga sul territorio. La cultura d’impresa e lo spirito imprenditoriale dei fondatori devono rimanere patrimonio indiscusso. Auspichiamo e vigileremo affinché il curatore fallimentare affronti questi temi e non si limiti a ricoprire il ruolo di mero liquidatore”.

Così interviene il consigliere regionale Emanuele Monti, dopo l’incontro tenutosi ieri sera con la proprietà dell’azienda IMF, che dopo l’avvio di una procedura concorsuale, è stata dichiarata fallita. Presenti alla riunione anche l’amministrazione comunale rappresentata dal Sindaco e vice Sindaco di Luino (nella foto, da sinistra Alessandro Casali, vicesindaco; Andrea Pellicini sindaco di Luino; il consigliere regionale Emanuele Monti e l’imprenditore proprietario della Imf Gabriele Galante).

Formalizzerò oggi una richiesta di audizione in Commissione regionale Attività Produttive con i vertici della IMF – spiega il consigliere della Lega Nord – allo scopo di vigilare sul buon esito di tutta la procedura fallimentare e inserire nei prossimi lavori della Commissione due tematiche fondamentali che valgono non solo per la IMF ma per tutto il territorio lombardo. In primo luogo, le responsabilità nei confronti di aziende come IMF sono ascrivibili a tanti fattori, i cui principali sono riconducibili a un’organizzazione dello Stato che ha un’imposizione fiscale verso le imprese di quasi il 70% e una burocrazia che non facilita l’internazionalizzazione e la gestione di aziende complesse. A questo, dobbiamo aggiungere la responsabilità diretta dell’attuale Governo, che piegandosi ai diktat europei, ha imposto scellerate sanzioni alla Russia, un mercato che da solo rappresentava il 20% del loro fatturato».

«L’embargo costa 5 miliardi alle imprese lombarde – ha concluso Monti –  e Roma deve restituire questi soldi sottratti ingiustamente ai nostri imprenditori attraverso ammortizzatori alle imprese o per mezzo di residui fiscali da girare alle aziende lombarde. Regione Lombardia ancora una volta si è attivata prima di altri, approvando in Consiglio regionale un documento sulle Zes – Zone a economia speciale – che purtroppo aspetta ancora di essere ratificato dal Senato. Si tratta di nuove regole per le nostre imprese di confine che inseriscono sgravi fiscali atti ad aumentare la loro competitività e a non fare in modo che delocalizzino o, ancora peggio, falliscano così com’è accaduto alla IMF di Luino».

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Pubblicato il 21 Settembre 2016
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  1. Avatar
    Scritto da lenny54

    E ti pareva che i soliti fantasisti della politica non si buttavano a capofitto su una situazione come un fallimento per guadagnare qualche voto!! Sono stati al governo per piu’ di 10 anni e nonostante la fantasmagoriche promesse non hanno abbassato le tasse e adesso parlano addirittura del 70 %. Neanche una guerra a 2000 km di distanza e migliaia di morti importa poco; senza le sanzioni chissa’ dove sarebbe arrivato Putin (un comunista!!) Il mondo e l’economia cambiano (guarda il colosso Hanjin) e non sara’ ne’ la prima ne’ l’ultima azienda che paga i cambiamenti. SEnza scomodare governi e tassazioni che non c’azzeccano niente!…

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