Ciao Lorenzo, il tuo sorriso ci mancherà

L’intero paese si è fermato per salutare il giovane scomparso venerdì scorso in un terribile incidente stradale. Il ricordo degli amici, il dolore della comunità

L\'ultimo saluto a Lorenzo Mazzini

Tutti hanno sentito il freddo quando in un torrido pomeriggio di fine settembre una voce ha ricordato il gelo sceso sul paese di Cocquio venerdì pomeriggio.

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L’hanno sentito i compagni di scuola di Lorenzo Mazzini che camminavano col telefono in mano, la barba accennata e le scarpe slacciate, alcuni col ciuffo colorato di verde, altri vestiti di nero, come piaceva a lui.

Il freddo l’hanno avvertito i colleghi di lavoro di mamma Anita, gli amici dell’oratorio e dell’atletica, i colleghi di volontariato dei genitori, per anni attivi in Croce Rossa.

E persino gli alpini amici di papà Carlo hanno sentito freddo in una giornata che si è portata via il sorriso dei più giovani e ha fatto piovere le lacrime di un paese intero che si domanda perché.

Il parroco don Franco Trezzi che ben conosceva Lorenzo ne aveva visto un piccolo uomo che stava sbocciando, come scritto nel libro del profeta Isaia; quel germoglio il parroco l’aveva visto fiorire piano piano sotto i suoi occhi, da ragazzino a persona responsabile che si prestava ai più giovani, ai bambini che in lui sapevano vedere l’animo tenero e le capacità di ascolto, pazienza e amicizia che i bimbi colgono senza fare fatica.

Il perché di questa morte senza senso è forse da ricercare in una parola: distrazione.

Quella parola gentile, per certi versi innocua, «ma cara a chi non ha a cuore la centralità della persona. Chiedo a ciascuno di combattere la cultura della distrazione che può diventare in un secondo distruzione», ha ricordato don Franco quasi ad ammonire quanti, ancora oggi coi segni della tragedia sulla strada e coi cartelli e addirittura i murales per ricordare Lorenzo, ancora oggi sfrecciavano sulla provinciale veloci, leggeri e indifferenti a quello che può trovarsi dietro l’incrocio o fra le strisce pedonali. «Concentriamoci su poche cose per volta. E facciamolo in maniera profonda», sono le parole del parroco.

Cosa resta di Lorenzo Mazzini? Il ricordo cantato con le frasi rotte dal pianto, la passione per il Giappone, per le lucertole, per «le battute squallide e belle perché eri tua farle», la voglia di farsi un piercing, un giro al luna park dove una ragazza ti chiama “carciofo” per via di quel ciuffo verde. E molto molto altro.

Tutto, mancherà, di questo piccolo uomo agli amici più intimi, ma anche ai tanti padri, alle tante madri con gli occhi rossi e lo sguardo basso che forse, alla prossima curva ricorderanno che la vera fretta è la vita. Per tutto il resto c’è tempo.

Due applausi, uno di fronte alla chiesa e uno al cimitero, hanno svegliato tutti i presenti da questi pensieri – ed erano almeno 3 mila persone – e hanno accompagnato il feretro lungo la strada che costeggia il centro commerciale e la ferrovia.

Il lutto cittadino è stato rispettato: al passaggio del corteo funebre tutte le attività si sono fermate e hanno salutato Lorenzo, chi con cartelli, chi con una preghiera. Tre persone hanno avvertito un malore e sono state soccorse dai sanitari.

Alla fine molti palloncini sono stati lanciati e un lunghissimo abbraccio ha cercato di scaldare i genitori e la sorella di Lorenzo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Settembre 2016
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