Ecco perché i lavoratori della Mascioni hanno bocciato l’accordo

I dipendenti avrebbero dovuto rinunciare per tre anni ai benefici previsti dal contratto aziendale per finanziare gli incentivi all'uscita. A rischio 115 posti di lavoro su 300 totali

Presidio alla Mascioni

La domanda se la sono posta in molti: perché mai i lavoratori della Mascioni spa hanno bocciato la proposta di accordo dell’azienda? In un momento di crisi generalizzata e di difficoltà del settore tessile, che è da considerare ormai strutturale, quella bocciatura potrebbe sembrare assurda. Invece non è così perché la ristrutturazione della storica azienda di Cuvio, che prevede il licenziamento di 115 lavoratori su un totale di 300 dipendenti, l’avrebbero pagata gli stessi lavoratori, come spiegano i rappresentanti sindacali che hanno condotto la trattativa: Pietro Apadula della Femca Cisl, Ernesto Raffaele della Filtcem Cgil e Antonio Parisi della Uiltec. «L’incentivo all’esodo (soldi che vengono dati al lavoratore per andarsene volontariamente, ndr) era stato calcolato dall’azienda in 10mila euro – spiega Apadula -. Cifra che sarebbe potuta aumentare a 17mila a condizione che i lavoratori avessero rinunciato al contratto di secondo livello per i prossimi tre anni».

Quindi i lavoratori della Mascioni avrebbero dovuto finanziare la buonuscita per farsi licenziare con la sospensione per tre anni dei benefit previsti dalla contrattazione aziendale, tra cui la quattordicesima che vale una mensilità. Un sacrificio che nelle intenzioni di chi aveva fatto la proposta doveva mitigare una ristrutturazione considerata ineluttabile, ma che in un’ottica sindacale risultava indigesta, nonostante avrebbe portato a una riduzione degli esuberi (licenziamenti, ndr) di circa il 10%. «I lavoratori si sono espressi per il no – continua Apadula – e non sono sorpreso nonostante la proposta contenesse, oltre alle uscite volontarie, i prepensionamenti,  il ricorso ai contratti di solidarietà e un utilizzo degli ammortizzatori sociali più efficiente».

I sindacati rivendicano il merito di essere stati trasparenti fino in fondo e di «aver battagliato» in una trattativa molto complicata che si trascina da tempo e con una proprietà che continua a rimanere ferma su quella proposta, anche dopo il secondo incontro fatto in Univa settimana scorsa. Guardando il bilancio della Mascioni, i margini di manovra sembrano però molto risicati. L’azienda, che fa parte del Gruppo Zucchi, fa registrare 46milioni e 600mila euro di fatturato (+1,2% rispetto al 2013) con una perdita di esercizio di 3 milioni e 200mila euro (dati 2014, fonte “Made in Varese”).

La Mascioni è un simbolo del territorio – Un aspetto particolare che ha condizionato non poco questa ultima fase di vita dell’azienda, fondata alla fine del 1950 dai fratelli Bernardo e Umberto Mascioni, è il suo legame strettissimo con il territorio e le persone che ci vivono, motivo per cui per molti anni negli stabilimenti di Cuvio il sindacato non ha attecchito. Una sorta di fedeltà a una proprietà che aveva fatto del paternalismo vecchio stampo il proprio tratto distintivo. «Ricordo che circa sette anni fa in qualità di funzionario dei tessili della Cgil, l’allora Filtea – racconta Elio Rimoldi – avevo convocato ben due assemblee, una per conoscere le maestranze e l’altra per presentare la pensione integrativa. Mi confinarono in un hangar dell’azienda, dove il signor Mascioni teneva il suo aereo, e alle due assemblee parteciparono quattro lavoratori in tutto».

Domani, martedì 13 settembre, si terrà un altro incontro tra le parti in Provincia.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 12 Settembre 2016
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.