La chiusura di Accam nel 2021 costerà 100 ricoveri in più

I comitati si appellano ai sindaci facendo leva sui dati dell'indagine epidemiologica presentata nelle settimane scorse dall'Ats Insubria: «I costi sanitari si aggirerebbero sui 4 milioni di euro»

accam

I comitati a favore della chiusura dell’inceneritore Accam di Borsano hanno scritto una lettera ai sindaci in cui si sottolinea come sia possibile pensare ad un futuro senza incenerimento per la gestione dei rifiuti. Domani, giovedì, la commissione affari generali e ambiente e territorio del Comune di Busto Arsizio si riunirà per ascoltare il Presidente e il Direttore Generale di Accam S.p.A. in merito ai possibili scenari ipotizzati per
il futuro dell’impianto.

Il Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente Borsano,L’Ecoistituto della Valle del Ticino Onlus, Medicina Democratica Onlus,Comitato RifiutiZero Busto Arsizio,No Inceneritore Busto Arsizio,Salviamo il Paesaggio Inveruno Furato avanzano un appello ai Sindaci dei comuni Busto Arsizio,Legnano, Dairago, Magnago, Buscate, Castano Primo, Castellanza, individuati quali principali aree interessate dalle ricadute inquinanti dell’inceneritore Accam affinchè si facciano promotori per una scelta in favore della salute dei propri cittadini e l’innovazione
nella gestione dei rifiuti urbani.

Dall’analisi degli effetti sulla salute nella popolazione residente nell’area dell’inceneritore di Busto Arsizio fatta da ATS Milano e ATS Insubria, presentata in comune di Busto Arsizio l’8 settembre2016, risulta che nei comuni di Busto Arsizio, Legnano, Dairago ,Magnago, Buscate, Castellanza, Castano Primo, una associazione significativa di ricoveri per cause cardiovascolari dovute alle emissioni dell’inceneritore.

Si legge infatti nella relazione a cura di ATS Milano Città metropolitana e ATS Insubria: E’ presente una associazione significativa, con un eccesso di circa il 10% di ricoveri per cause cardiovascolari per gli esposti agli ossidi di azoto (NOx) e di circa il 20% per il biossido di zolfo (SO2). In considerazione del fatto che gli ossidi azoto sono considerati dalla letteratura internazionale la misura migliore per stimare l’inquinamento […] e’ possibile stimare che circa 60 soggetti sono stati ricoverati almeno una volta per queste patologie nei tre anni di osservazione dello studio tra il 2012 ed il 2014, che e’ traducibile in circa 1 ricovero all’anno ogni 1.000 persone con esposizione residenziale ad ossidi di azoto superiore a 0,2 mg/mc.”

Lo studio, pur nella sua parzialità (per gli inquinanti considerati, per il periodo limitato – tre anni – di osservazione) evidenzia una correlazione tra l’attività dell’impianto e alcuni indicatori di salute che sarebbe opportuno approfondire ulteriormente.

Poiche’ riteniamo che non vi siano cause provate di confondimento residuo, quali l’esposizione al fumo di sigaretta, dato che tale abitudine è diffusa in modo omogeneo sia nelle zone esposte ai fumi dell’inceneritore che in quelle non esposte o meno esposte, protrarre la chiusura al 2021 vorrebbe dire “accettare” nei prossimi 5 anni altri 100 casi di ricoveri per malattie cardiovascolari (quali infarti, ictus, trombosi arteriose,ecc.) con costi economici (Stimabili in oltre 4 milioni di euro in 5 anni tabelle Regione Lombardia),sanitari ed umani elevati.

Negli ultimi anni abbiamo inoltre insistito sulla possibilità di chiudere l’impianto a seguito di una revisione delle modalità di gestione dei rifiuti, con minori costi e maggiore rispetto dell’ambiente tendendo alla “chiusura del ciclo” merce/rifiuto.

Si richiede quindi ai Sindaci garanti della salute pubblica, per il principio di precauzione,di mantenere l’impegno per la chiusura al 2017 dell’inceneritore e di attivarsi per una diversa e innovativa gestione dei rifiuti e comunque il superamento di una tecnologia, l’incenerimento dei rifiuti, intrinsecamente obsoleta.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Settembre 2016
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