Sgominata la banda che gestiva le prostitute sul Sempione

Sono complessivamente 18 gli indagati nel giro che controllava il Sempione. Le ragazze venivano portate in Italia con false promesse e poi costrette a prostituirsi

prostituta nigeriana

E’ durata quasi due anni l’operazione che ha permesso di sgominare la banda che gestiva un buon numero di prostitute lungo il Sempione, tra Busto e Gallarate. L’indagine era mirata a contrastare il fenomeno criminale noto come “trafficking”, ovvero il trasporto illegale di esseri umani da un Paese all’altro finalizzato al loro sfruttamento, in questo caso specifico donne condotte dalla Nigeria in Italia per essere avviate alla prostituzione e ha portato ad identificare 18 indagati.

L’indagine ha preso le mosse sul finire del 2014 da alcuni servizi di controllo del territorio effettuati nella zona del Sempione, strada a cavallo tra Busto Arsizio e Gallarate, frequentata da prostitute di colore. Gli investigatori hanno presto individuato un appartamento di via Rimini a Busto Arsizio che era stato adibito ad una sorta di “alloggio collettivo” nel quale trovavano riparo ragazze nigeriane che si prostituivano lungo l’asse viario.

I poliziotti hanno appurato che il giro era gestito principalmente dalla “madame” J.I., nigeriana di 46 anni soprannominata Happy e domiciliata a Vanzaghello nella casa di un attempato signore italiano. Con la collaborazione di alcuni familiari, Happy reclutava ragazze in Nigeria promettendo loro un lavoro regolare e facili guadagni in Italia, ne organizzava poi l’ingresso illegale nel nostro Paese. Un viaggio che avveniva comodamente in aereo grazie ai documenti falsi che l’organizzazione metteva a disposizione. Ma una volta arrivati in Italia il sogno si infrangeva: Happy individuava l’alloggio e i luoghi in cui le ragazze dovevano prostituirsi e le controllava ricorrendo a minacce, violenze e riti magici praticati per suo conto da sciamani. Naturalmente tutto il denaro che le ragazze guadagnavano offrendosi ai clienti in strada doveva essere versato alla “madame” per risarcire le spese sostenute per il loro ingresso in Italia.

E se ora Happy dovrà rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione, dall’indagine sono emerse altre figure particolarmente rilevanti. Come J.O. detta Shakira, una nigeriana di 27 anni residente a Novara con il coniuge italiano, che era in contatto con Happy e a sua volta sfruttatrice di connazionali, alcune delle quali le venivano cedute proprio dalla complice. A Shakira, particolarmente violenta e temuta per la sua familiarità con i riti voodoo, viene contestato lo sfruttamento della prostituzione. Lo stesso reato viene contestato a I.A. detto Terry, nigeriano di 32 anni domiciliato a Magnago, che accoglieva le prostitute presso la sua abitazione, le spingeva a battere la strada e a prostituirsi anche in casa e in sua presenza, le controllava e le sollecita a realizzare guadagni dei quali poi si impossessava.

Collegato al giro anche I.D.I., nigeriano  di 27 anni domiciliato a Busto Arsizio presso una struttura di accoglienza ma già all’epoca di fatto irreperibile, che gestiva un autonomo traffico, favorendo l’immigrazione clandestina in Italia di donne nigeriane alle quali forniva documenti falsi, inducendole poi a prostituirsi, controllandone l’attività e appropriandosi dei loro guadagni. Allo stesso viene evidentemente contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione.

Quelle accennate sono solo le posizioni più rilevanti emerse nel corso dell’indagine svolta dagli investigatori della Polizia di Stato del Commissariato di Busto Arsizio con la Procura della Repubblica, nella persona della Dott.ssa Francesca Parola. Un’indagine che ha portato il GIP di Busto Arsizio ad emettere le misure cautelari dell’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Tuttavia gli indagati sono complessivamente 18, tra i quali 9 italiani, 6 nigeriani, 1 togolese, 1 ghanese e 1 liberiano. Per buona parte di loro si ipotizza il favoreggiamento della prostituzione, concretizzatosi in “servizi” di accompagnamento delle donne fino al luogo di “lavoro” in cambio di piccole somme di denaro o di prestazioni sessuali gratuite, in perlustrazioni della zona per avvisare le prostitute del passaggio di autovetture delle Forze dell’Ordine e nella predisposizione di false dichiarazioni di ospitalità per consentire alle straniere di ottenere il permesso di soggiorno. In un caso si contesta anche l’interruzione illecita della gravidanza di una prostituta, ottenuta con la somministrazione di farmaci normalmente utilizzati in campo veterinario mescolati a bevande alcoliche.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Settembre 2016
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