Vaghi: “Spero che il Molina abbia prestato i soldi con le dovute garanzie”

Ambrogio Vaghi, che in passato aveva donato 500mila euro alla fondazione, nell'intervista di Pier Fausto Vedani chiede al nuovo sindaco di ascoltare sulla questione il presidente del Molina Cristian Campiotti

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C’è mezzo secolo di rispetto reciproco e di buoni rapporti tra lo storico leader  dei comunisti varesini Ambrogio Vaghi e  il sottoscritto, cronista laico rispetto alle ideologie. La mia lontananza  dalla politica è concepita come contributo per un miglior servizio alla comunità. Una scelta che devo al giornale presso il quale nel 1963 sono diventato professionista: La Provincia di Como. Tutti e due pensionati, Vaghi ed io, dopo 40 anni dal “lei” siamo passati al “tu”: la maggior confidenza ha comportato per noi  tanto divertimento in più e per me in particolare la conferma della statura del personaggio.

Con Ambrogio Vaghi mi sono complimentato per il suo inserimento tra i memorabili in occasione del bicentenario di Varese città. Mi ha risposto: “Troppe medaglie per me: sembro uno dei marescialli dell’Armata Rossa…”. Battute a parte,  conoscenza amministrativa e gestionale, esperienza e  buon senso di Vaghi sono accertate e ho pensato di approfittarne per il problema statutario del Molina, tanto più che egli in passato ha fatto una generosa donazione all’istituto.

Non si sa oggi se e come verrà modificato lo statuto del  Molina, è un fatto che la novità  emersa richieda valutazioni precise, tanto più che potrebbero aprirsi vie nuove nella gestione dei capitali dell’istituto. Per esempio quali devono essere  i requisiti  fondamentali di un prestito?
«I requisiti fondamentali sono evidentemente una buona remunerazione ma soprattutto la certezza che alla scadenza il  denaro prestato ti venga reso. Corre voce della volontà degli attuali amministratori del Molina di modificare lo Statuto. Operazione sconsigliabile se condotta da pochi intimi senza il doveroso coinvolgimento del Comune di Varese. Per di più potrebbe apparire un tentativo di giustificare a posteriori qualche discusso comportamento. Quella del Molina è certamente una fondazione sui generis. Il Sindaco della città nomina Presidente e amministratori che poi gestiscono in piena autonomia e responsabilità. Una eventuale modifica statutaria dovrebbe se mai superare la mancanza di rapporto tra mandante e mandatario.   Ne tengano conto  coloro che invocano  un intervento del nuovo sindaco Galimberti. Qui non è il caso di spoil sistem. Il presidente Campiotti è legittimato ad operare fino al 2018».

Come si realizza un controllo del sistema delle garanzie?
«La responsabilità del controllo delle garanzie è tutta in capo di chi ha deliberato il prestito, cioè degli amministratori. Il debitore se non ha offerto garanzie reali proprie avrà certamente offerto garanzie fideiussorie di banche o compagnie di assicurazione. Così si fa in generale e penso che anche il Collegio Sindacale abbia espresso un suo parere».

La sicurezza del rientro dei capitali può contare anche sulla responsabilità in solido di chi fa prestiti azzardati?
«La responsabilità personale di chi avesse deliberato un’operazione senza adeguate garanzie è fuori discussione. Piuttosto si tratterebbe di vedere se le disponibilità patrimoniali di ogni singolo amministratore siano tali da coprire interamente l’eventuale danno arrecato».

Da grande ex di Palazzo Estense e formidabile nonno di un Pd  al potere, che cosa ti senti di dire da un punto di vista politico al sindaco, al consiglio  comunale e ai vertici del Molina?
«Ascoltare il presidente del Molina Campiotti è una occasione da non perdere se non altro per conoscere i veri termini della questione e possibilmente porre fine a polemiche non sempre fondate. Al Sindaco e al Consiglio Comunale direi di pretendere il diretto coinvolgimento nel caso di modifiche dello Statuto. Il Molina è una fondazione di diritto privato ma di fatto è patrimonio storico del Comune di Varese e dei suoi generosi cittadini. Ai vertici del Molina raccomanderei di continuare ad assicurare una buona gestione istituzionale lasciando che siano le Banche a mutuare prestiti. Ognuno faccia il suo mestiere. Infine, chiarezza sui termini temporali del mutuo concesso. Se l’impegno per la restituzione del capitale andasse oltre il termine della gestione Campiotti cioè il 2018 si aprirebbe un problema di correttezza politica oltre che gestionale. Gli eventuali nuovi amministratori si troverebbero con una autonomia pesantemente limitata dai vincoli assunti dai precedenti per il rientro dei soldi prestati, Detto in altre parole potrebbero  essere privi di quella liquidità di cassa necessaria per investimenti da essi ritenuti opportuni per finanziare sviluppo e buona gestione dell’ente».

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Pubblicato il 12 Settembre 2016
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