Dal car pooling dei dipendenti al futuro dello stabile: le preoccupazioni di un sindaco

Simone Castoldi spiega come dare sostegno ai dipendenti che dovranno affrontare un lungo viaggio per veder mantenuto il posto di lavoro. La questione della grande unità produttiva: quale destinazione?

Avarie

Non è stato il cosiddetto “fulmine a ciel sereno”, perché in paese la notizia che la A-27 dovesse chiudere e spostarsi in Piemonte, circola da mesi. Almeno da prima dell’estate scorsa quando il  sindaco di Rancio Valcuvia Simone Castoldi incominciò ad incontrare la proprietà per capire qualche futuro avrebbero avuto gli oltre 120 dipendenti dell’azienda nata quasi 40 anni fa e che ha dato da lavorare a famiglie oramai per generazioni (nella foto, l’estensione del complesso industriale di via Valganna a Rancio Valcuvia).

«Abbiamo avuto un incontro a maggio, poi ancora ad agosto con la società, con la quale, devo dire, c’è un ottimo rapporto di collaborazione – spiega il sindaco Castoldi . Ma ancora non c’era nulla di sicuro e definito perché il piano industriale non era ancora completo. Poi ieri in una riunione coi dipendenti è stata data la notizia e subito abbiamo cercato rassicurazioni sul mantenimento dei posti di lavoro, che si sarà».

Il lavoro, da queste parti più che altrove, è il convitato di pietra di ogni ragionamento sul futuro; più che altrove perché fra torciture, meccanica e produzioni tessili questa valle era il fiore all’occhiello dell’Alto Varesotto e ora si sta impoverendo pezzo a pezzo di posti di lavoro.

Una preoccupazione che attanaglia il sindacato, ma anche i tanti amministratori locali che devono in qualche modo rispondere alle richieste della popolazione.

«Su questo, perlomeno, abbiamo avuto ampie rassicurazioni: il lavoro, le nostre famiglie, non lo perderanno – spiega il sindaco – . Esiste il problema di reimpostare la propria vita su un vero e proprio viaggio per raggiungere il posto di lavoro: sono tre quarti d’ora, un’ora. So di dipendenti che stanno cercando di accordarsi con una sorta di “car pooling” per dividere i costi del viaggio. È una buona idea, un’ipotesi condivisibile per un giusto inizio volto a rispondere ai cambiamenti»

Ma c’è anche un altro aspetto che preoccupa l’amministratore di un piccolo paese come Rancio: che fine farà lo stabilimento? Questo è un problema serio che riguarda un’area abbastanza defilata rispetto al centro del paese, ma pur sempre un complesso industriale esteso, che addirittura vanta un bacino idrico di proprietà, per assicurare nei caldi mesi estivi la presenza di acqua, preziosa per le produzioni di gelati e dessert.

«Su questo tema abbiamo avuto la rassicurazione dell’azienda che va in due direzioni – spiega Castoldi – . In primo luogo verrà lasciato immutato standard di sicurezza nello stabilimento, fino all’uscita dell’ultimo lavoratore dalla fabbrica di Rancio: sembra una questione scontata, ma non lo è per niente, meglio rimarcare questo punto. E poi ho fatto presente all’azienda che anche l’immobile andrebbe ricollocato. Ho ricevuto anche su questo fronte delle precise garanzie. Lo stabile verrà mantenuto funzionante e funzionale ad altre attività produttive, sia nel caso di vendita, sia nel caso di affitto».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Ottobre 2016
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