Niente carte d’identità ai profughi, si muove il legale: “Non si possono negare”

Secondo il legale di alcuni richiedenti asilo, Milena Ruffini, il Comune non può sottrarsi ad un obbligo previsto da un decreto ministeriale: "Pronti ad agire se non si rispettano i loro diritti"

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Si annuncia un braccio di ferro legale tra l’amministrazione di Busto Arsizio e i migranti richiedenti asilo ospitati in via dei Mille sulla questione del rilascio delle carte d’identità. La richiesta era al centro della manifestazione non autorizzata che lo scorso 15 settembre è stata messa in atto dagli ospiti del centro gestito dalla KB.

Il sindaco Emanuele Antonelli, dopo aver valutato la richiesta dei richiedenti asilo, ha detto no a questa eventualità ma i profughi non si sono persi d’animo e hanno contattato il legale Milena Ruffini che questa mattina (giovedì) ha incontrato il primo cittadino proprio per discutere di questa presa di posizione.

«Ho avuto questa mattina un colloquio con il sindaco del Comune di Busto Arsizio in qualità di difensore di alcuni migranti richiedenti protezione internazionale. Durante l’incontro ho precisato come i richiedenti protezione internazionale, in base a quanto previsto dalla disciplina normativa vigente hanno il diritto all’iscrizione anagrafica» – ha dichiarato il legale a margine dell’incontro.

L’avvocato si rifà al Decreto Ministeriale 10/08/2016 n. 103264 «che all’articolo 31 prevede espressamente che “gli Enti Locali hanno l’obbligo di garantire le procedure di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo”. Si tratta di un “obbligo” dei Comuni, non di una facoltà».

L’ottenimento della carta d’identità – specifica ancora il legale –  è infatti fondamentale per consentire ai richiedenti asilo ed ai rifugiati di compiere il proprio percorso di integrazione ed evitare che diventino meri beneficiari passivi degli interventi posti in essere in loro favore.

L’iscrizione anagrafica consente infatti, tra l’altro, di accedere all’istruzione oltre che alla formazione professionale (iscrizioni a corsi e tirocini formativi) e dà la possibilità di stipulare contratti di apprendistato. Non dà invece diritto ad accedere tout court ai benefici assistenziali (quali ad esempio l’assegnazione delle case popolari) essendo a tal fine necessario il possesso di ulteriori requisiti come la regolare permanenza in Italia da non meno di cinque anni.

La posizione del Comune di Busto Arsizio sull’argomento è cosa nota ma questo potrebbe aprire un braccio di ferro legale in quanto la Ruffini ha già annunciato che farà ricorso contro questa decisione: «I miei assistiti in possesso dei requisiti, comunque, presenteranno le loro istanze volte all’ottenimento della Carta di Identità e gli Uffici Preposti dovranno decidere per quanto di loro competenza nei modi e nei tempi previsti dalla legge. Se così non dovesse essere, ci si vedrà costretti ad agire giudizialmente. Mi auspico che ciò non accada perché confido che il Comune di Busto Arsizio affronti l’iter procedimentale secondo la legge e garantendo il rispetto dei diritti umani fondamentali».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Ottobre 2016
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