Così i sopravvissuti allo schianto sono stati salvati

Gli elicotteri che non riescono a raggiungere il punto d’impatto e la corsa nei boschi al buio delle squadre di terra. Ecco com’è andata una complicata operazione di soccorso. Le condizioni dei feriti

È il primo pomeriggio di un sabato fradicio in Valceresio: piove, ci sono le nuvole basse che avvolgono le montagne e un uomo si accorge di un elicottero che sta volando sulla valle.
Poi, d’un tratto, silenzio.
«Pronto, 112? C’era un elicottero in volo ma ora non lo sento più».

Da questa telefonata è partito il soccorso che ha portato al salvataggio di due persone a bordo dell’elicottero schiantatosi sulle montagne fra Induno e Bisuschio. Un’operazione complessa, dove l’attività combinata delle squadre di terra è stata decisiva nell’assistere i primi feriti, e per il recupero della salma di Stefania Fendoni.

I SOCCORSI – Ma andiamo per gradi: dopo la telefonata di soccorso, partono le prime verifiche con le autorità di volo. Risulta un velivolo “entrato” nello spazio aereo italiano da Porto Ceresio.
Nel frattempo il pilota dell’elicottero caduto, esce dall’abitacolo e riesce a chiamare i soccorsi, ma le prime informazioni sembrano essere troppo generiche: si parla dell’altezza dell’elicottero a circa 2.500 piedi e della verticale di una via di Bisuschio, poi l’impatto e nulla di più.
Attorno alle 14.30 viene mobilitato il Soccorso alpino, che organizza l’arrivo sul posto con cinque squadre: due di Varese, due di Lecco, e una della delegazione del Lario occidentale: sono tra i 20 e i 25 tecnici.
Si muovono i vigili del fuoco che mobilitano squadre saf e allestiscono un campo base a Bisuschio, oltre ai carabinieri e alla protezione civile.

CAVALLI E TRATTORI – Il pilota dell’elicottero riesce a dare coordinate geografiche più precise ai soccorritori (112). Ma gli elicotteri inviati sul posto non riescono a volare: troppe nubi. Atterra infatti il velivolo della Rega, quello del 118 di Como non decolla neppure.
Occorre muoversi via terra, e alla svelta: il Soccorso alpino compone una prima squadra di ricognizione composta da tecnici che si portano in spalla barelle, torce, corde e tutto il necessario per arrivare sul punto indicato: sono i “cavalli” che affrontano di corsa la montagna con zaini di oltre 10 chili. Con loro c’è un sanitario del 118 e personale locale della protezione civile che conosce il territorio e attraverso una strada di montagna permette l’arrivo sul posto attorno alle 17.15, nel buio. Le operazioni sono coordinate da un medico del mezzo di soccorso avanzato del 118 di Varese.
Una volta arrivati, i feriti sul posto vengono stabilizzati e arrivano altri mezzi: ci sono le campagnole dei vigili del fuoco e le jeep del Soccorso alpino, e c’è anche un trattore di alcuni privati messo a disposizione per trasportare materiali in quota: la carcassa dell’elicottero è tra i 750 e gli 800 metri di quota. Le cesoie dei vigili del fuoco aprono la via tra le lamiere dell’elicottero, adagiato sul fianco sinistro.

IL SALVATAGGIO – «L’obiettivo che ci eravamo dati – spiega Luca Boldrini, responsabile del CNSAS di Varese – era di portare i feriti sotto il livello della foschia, così che gli elicotteri potessero poi recuperarli. Ma siamo stati fortunati: in serata le condizioni meteo sono migliorate e l’elicottero della Rega, in volo strumentale, è riuscito a verricellare sul posto un medico che ha portato a bordo i due feriti. La salma è stata riportata a valle via terra».
Così viene predisposta una piazzola per far lavorare in sicurezza gli elicotteri (si vede nel video che proponiamo): vengono abbattuti diversi alberi con la motosega, così da consentire agli aerosoccorritori svizzeri di raggiungere terra, agganciare i feriti e portarli a bordo, per poi farli arrivare all’ospedale: entrambi sono stati ricoverati al Circolo di Varese.

I FERITI – Il pilota è ricoverato nel reparto di degenza breve chirurgica e non è in pericolo di vita.
L’altro ferito, classe 1946 è in rianimazione in prognosi riservata, dove gli è stata curata una frattura al bacino.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Novembre 2016
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