Caos in dogana: il sindaco chiede un intervento dello Stato contro la Svizzera
Il sindaco Mastromarino ha chiesto al Prefetto un intervento formale tramite l'Ambasciata italiana o il ministero per quella che definisce "una reazione spropositata da parte svizzera"
Dopo il caos che si è creato ieri sera alla dogana di Lavena Ponte Tresa per la chiusura della frontiera nell’ora di punta del rientro a casa dei frontalieri, il sindaco Massimo Mastromarino ha contattato il Prefetto di Varese, chiedendo un intervento formale dello Stato italiano nei confronti della Confederazione elvetica.
“Ho sentito il Prefetto telefonicamente – spiega Mastromarino – chiedendo una protesta formale tramite l’Ambasciata italiana in Svizzera o il Ministero, perchè ieri sera si è creata una situazione assurda, un vero e proprio sequestro di persona di centinaia di persone che dopo due ore sono diventate migliaia. Cittadini italiani bloccati al di là del confine da una transenna e impossibilitati a tornare a casa dopo una giornata di lavoro. E tutto per una tentata rapina”.
Massimo Mastromarino, che è anche presidente dell’Associazione comuni di frontiera, sottolinea la sproporzione tra quello che era successo alla Raiffeisen di Monteggio e il provvedimento adottato dalla guardia di confine svizzera: “E’ vero che nel Trattato di Schengen c’è la possibilità di una chiusura unilaterale delle frontiere – dice – ma solo per fatti gravi attinenti la sicurezza nazionale, di certo non per una tentata rapina”.
“Ieri sera alla dogana di Lavena Ponte Tresa c’era con me anche la dottoressa Valeria Consolmagno, dirigente della Polizia di frontiera di Luino, che ha competenza anche sul valico di Ponte Tresa, e anche lei ha verificato quanto stava accadendo e di cui non era stata informata dalle autorità elvetiche – aggiunge Mastromarino – Non possiamo far passare sotto silenzio quella che è stata una reazione spropositata da parte svizzera che ha creato disagi a migliaia di lavoratori italiani del tutto estranei a quanto accaduto”.
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