Da oggi Gannet, Betti e Bemnet hanno una casa per loro
Silvia e Chiara avevano avviato a gennaio il progetto per aiutare una famiglia di Addis Abeba, in Etiopia. "Grazie a chi ha voluto crederci e ci ha aiutato"
In Etiopia c’è da oggi una famiglia che ha un tetto sulla testa, uno spazio riparato, un luogo in cui costruire la propria vita. A gennaio del 2016 avevamo raccontato su VareseNews il “sogno” di Silvia e Chiara, due giovani di Gallarate e Busto Arsizio che – dopo un’esperienza estiva in una missione – avevano avviato un progetto per dare una casa alla famiglia di Gannet.
Chiara Martelli e Silvia Molani in Etiopia, estate 2015A distanza di meno di un anno, Silvia e Chiara ci hanno scritto per raccontare l’avanzamento del progetto, anche per rendere conto dei soldi raccolti e ringraziare tutte le persone che hanno risposto al loro appello di undici mesi fa. «Gannet, Betti e Bemnet si sono finalmente trasferite nella nuova casa! La famiglia ha accolto con grande entusiasmo la notizia dell’acquisto della nuova abitazione che per loro rappresenta anche l’inizio di una nuova vita! L’abitazione si trova a Zway, una cittadina a circa 3 ore da Addis Abeba. In accordo con la famiglia abbiamo deciso di non acquistare la casa nella capitale: il crescente costo della vita non avrebbe permesso a Gannet di mantenersi e assicurare una vita dignitosa alle figlie. A Zway, la famiglia potrà in ogni caso contare sulla vicinanza delle suore salesiane che gestiscono una scuola che le ragazze già frequentano. Nella missione delle salesiane, è presente anche una clinica dove Gannet potrà trovare l’assistenza per i suoi problemi di salute e un progetto di Women Empowerment che potrebbe eventualmente fornirle un lavoro, salute permettendo».
Cinque locali, in parte in uso alla famiglia, in parte da destinare all’affitto «a studenti che frequentano la vicina università, in modo tale da avere un introito certo ed evitare che le figlie siano costrette a lavorare per poter sopravvivere». È un passo avanti importante per la famiglia, che fino ad oggi viveva precedentemente in una situazione molto più precaria, dal punto di vista dell’alloggio e delle condizioni di vita: «La baracca era minuscola: conteneva un letto condiviso da tutta la famiglia, un piccolo mobiletto e qualche tanica utilizzata per raccogliere l’acqua» ricordano Chiara e Silvia nel loro report. «Recentemente, il pavimento era stato ricoperto con della plastica per cercare di limitare il problema delle infiltrazioni. L’affitto per l’abitazione (comprensivo di elettricità) era pari a 500 Birr. Le due bambine frequentavano la scuola (dove abbiamo svolto volontariato) con grandi difficoltà. La maggiore, soprattutto, dovendo occuparsi della famiglia, non era riuscita a rimanere al passo con lo studio e doveva essere aiutata da altre studentesse per recuperare quanto perso. Avendo visto con i nostri occhi la miseria in cui viveva la famiglia ed essendoci molto affezionate alle due bambine, è per noi una grande gioia essere riuscite a concludere questo progetto».
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