Marsico:”Frontiera chiusa per rapina, la Svizzera si giustifichi”

Il Consigliere Luca Marsico ha presentato una mozione da discutere in consiglio regionale dopo l'episodio e i disagi del 5 dicembre scorso a Lavena Ponte Tresa

Lavena Ponte Tresa Dogana

Continuano le reazioni della politica dopo la chiusura della dogana di Ponte Tresa da parte delle autorità svizzere che, lo scorso 5 dicembre, causò il blocco del traffico e disagi per centinaia di frontalieri.

Oggi pomeriggio il consigliere regionale Luca Marsico, di Forza Italia, ha depositato una mozione da discutere in Consiglio Regionale della Lombardia, in cui si ricostruisce l’accaduto, e si chiede un intervento della Giunta regionale presso le autorità dello Stato italiano per evitare il ripetersi di situazioni simili.

Ecco il testo integrale della mozione:

Premesso che:

Il 5 dicembre 2016 al valico di frontiera di Lavena Ponte Tresa si è verificato ad un increscioso episodio: è stata chiusa la predetta frontiera, a confine con la Svizzera, in quanto due uomini, non meglio identificati, hanno tentato una rapina alla Banca Raiffeisen di Molinazzo di Monteggio, in Canton Ticino;

la tentata rapina è avvenuta verso le ore 16.30, nella sopra indicata località, ad un chilometro e mezzo circa dalla dogana di Cremenaga.  La reazione immediata degli impiegati ha fatto desistere i malviventi dall’azione criminosa, obbligandoli alla fuga  che avveniva su una Fiat Uno, di colore argento, con targa italiana;

nella nottata, poche ore dopo il tentato crimine, l’autovettura utilizzata per la fuga è stata rinvenuta dalla Polizia di Stato del Commissariato di Luino a Cremenaga, a pochi metri dal valico, anch’esso chiuso la sera assieme a quello di Lavena Ponte Tresa;

il fatto di aver chiuso le frontiere in uscita dalla Svizzera durante l’ora di punta del rientro a casa dei frontalieri, ha creato non pochi inconvenienti ai frontalieri e non. Presso i valichi, infatti, si sono create lunghe code di migliaia di persone che erano impossibilitate a tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Ciò si è protratto per circa due ore e quindi ha ritardato il ritorno a casa di migliaia di lavoratori transfrontalieri che cercavano informazioni su quanto stesse avvenendo tramite smartphone e social network.

Considerato che:

la reazione  da parte della Svizzera ha creato notevoli disagi non solo ai lavoratori frontalieri ma anche a tutti coloro di passaggio al confine;

la Svizzera, assieme ad altri stati europei fa parte dello spazio Schengen, in virtù del quale i paesi che ne fanno parte non effettuano più controlli sistematici alle loro frontiere interne (cioè alle frontiere tra due Stati Schengen);

l’adesione di questo Stato all’UE ha tuttavia dei vincoli, motivo per il quale alle predette frontiere permangono controlli doganali preceduti o accompagnati da una verifica dell’identità (controllo dei documenti o ricerca nel sistema d’informazione) per motivi di sicurezza interna o per fondati sospetti in base a informazioni da questa detenute e riguardanti eventuali minacce alla pubblica sicurezza o presunti casi di criminalità transfrontaliera;

si sarebbe potuto effettuare anche un controllo capillare senza, tuttavia, inibire totalmente il passaggio di persone che dovevano necessariamente tornare a casa dopo la propria prestazione lavorativa;

il fatto di cui in narrativa non è sicuramente da annoverare tra gli episodi criminosi più gravi accaduti negli ultimi periodi, tale da giustificare una chiusura unilaterale delle frontiere senza, per giunta, avvisare le autorità italiane presenti sullo stesso valico.

Tutto ciò premesso, si invita la Giunta Regionale e l’assessore competente a farsi interprete presso lo Stato Italiano, affinché quest’ultimo, raccolte le istanze degli italiani frontalieri in merito all’accaduto, chieda alla Confederazione Svizzera motivazioni e giustificazioni di un atto di così rilevante impatto sociale ed affinché episodi similari possano trovare una disciplina condivisa e, quindi, regolamentata.

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Pubblicato il 20 Dicembre 2016
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