Dalle docce ai posti letto, la rete attorno ai senzatetto

Tanti volontari e molte donazioni hanno reso possibile un cordone umanitario che si stringe quando il freddo non dà scampo

Avarie

Asciugamano, maglione, un piatto di minestra. E due parole, che sono a volte la parte più importante dell’assistenza.

In questi giorni di grande freddo ci sono molte persone che vivono per strada e che possono contare sull’aiuto di una rete di volontari, una rete informale che si chiama “Volare” composta da chi gravita attorno alle parrocchie, agli Alpini, alla Croce Rossa Italiana.

E tante altre realtà. Ciascuno col suo compito e le sue mansioni, come Sara Noli, 33 anni, che insieme ad una decina di volontari dal 2009 ha dato vita all’associazione “Ali d’aquila” che si occupa del servizio docce all’oratorio San Filippo, nella parrocchia di San Michele, a Busto Arsizio: ogni sabato, a turno, dalle 10 alle 13 arrivano sempre in una ventina per lavarsi.

«Consegnamo anche indumenti puliti grazie alle tante persone che che ci aiutano donando indumenti». Poi un pranzo leggero, e appunto qualche parola per i tanti senzatetto che ci sono in città.

Per diventare volontari esiste la formazione sul campo, come ha scelto Sara, oppure la formazione offerta da molte associazioni inquadrate con corsi specifici che consentono di affrontare la distribuzione dei pasti o l’accoglienza.

In questi giorni di gelo sono di vitale importanza i dormitori: a Busto Arsizio ce ne sono diversi.
C’è’ il dormitorio maschile della parrocchia di Sant’Anna che ospita circa 20 persone. E c’è quello recentemente ristrutturato, sempre nei pressi della stazione ferroviaria con una dozzina di posti a cui se ne aggiungono altri per le donne.

«Dallo scorso 25 novembre c’è la possibilità per le donne di dormire qui – spiega l’assessore Miriam Arabini – che è stato possibile realizzare grazie al fondamentale contributo di Lions e Fondazione Ravera».

La ristrutturazione del dormitorio maschile è avvenuta un anno e mezzo fa: si tratta di un capannone riscaldato a cui si accede la sera. Poi, di giorno, bisogna abbandonare la struttura.

I pasti vengono distribuiti qui dalla Caritas e da Croce Rossa: un pasto al giorno garantito, e il bar della stazione consente di pranzare al caldo.

«La situazione è situazione monitorata – spiega l’assessore – . Ci sono casi di clochard che non vogliono dormire nelle strutture riscaldate. Ho provato anche personalmente a convincerli, ma non c’è stato verso: preferiscono la galleria di via Milano».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Gennaio 2017
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