La leggenda del giorno più triste dell’anno
È il Blue Monday, frutto di una fantomatica equazione disconosciuta dalla comunità scientifica. Tutto frutto di una campagna pubblicitaria
Non esistono giorni più tristi o più gioiosi dell’anno: gli elementi per calcolarli sono sibillini, anche se c’è da specificare che nella tortuosa vita degli esseri umani sono molte le credenze a cui si finge di credere.
Ma a partire dalla metà dello scorso decennio venne spacciata per vera una formula che inserisce elementi “negativi” che comprendono le passate festività natalizie, il rientro al lavoro, i sensi di colpa per le spese eccessive, il fattore meteo: tutte variabili mischiate in una formuletta che darebbe come risultato il terzo lunedì del mese di gennaio come quello più triste dell’anno (ma in alcuni casi anche il primo o il quarto).
Tutte sciocchezze, ovviamente, come lo è quella del giorno più felice dell’anno che dovrebbe corrispondere secondo parametri analoghi dal 21 al 24 giugno.
PUBBLICITA’ – Come spesso accade dietro queste panzane sono presenti interessi economici o campagne pubblicitarie che fanno leva su di una sensazione, un percepito che spingono a dare una sferzata alla propria vita, della serie: “sei triste? fatti un bel viaggio”.
La voce in inglese di Wikipedia infatti spiega come sia nata la data del giorno più triste dell’anno: “Il concetto è stato pubblicizzato in un comunicato stampa del 2005 diffuso una società turistica che affermò di aver calcolato la data utilizzando un’equazione. L’idea è considerata una pseudoscienza, con una formula definita dalla comunità scientifica come priva di senso”.
LA FORMULA – La data è stata concepita per aiutare una società di viaggi per “analizzare quando i clienti vogliono prenotare vacanze, e capire quali siano le tendenze”. Per il calcolo si utilizzando alcuni fattori tra cui: le condizioni atmosferiche, il livello del debito (la differenza tra debito accumulato e la nostra capacità di pagare), le vacanze di Natale appena passate, i bilanci dell’anno appena passato fra fallimenti e successi, i bassi livelli motivazionali e la sensazione di una necessità di agire.
LA FELICITA’ – È chiaro come questa giornata voglia calcolare il livello di felicità di una persona (o meglio, quello di infelicità) che viene calcolata e studiata in economia e in altre scienze umane, come la filosofia.
A questo proposito forse è più utile seguire il Il paradosso di Easterlin (Easterlin Paradox) o paradosso della felicità, una nozione introdotta nel 1974 da Richard Easterlin, professore di economia all’Università della California meridionale e membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, il quale concluse che nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza.
Secondo Easterlin il paradosso consiste nel fatto che, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire, seguendo una curva a U rovesciata.
Sullo stesso argomento:
La bufala del Blue Monday, il giorno più triste dell’anno (Wired)
Il “Blue Monday” non esiste (IlPost)
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