Piero Sandroni ai sindacati: “Fate fronte comune con le imprese per il futuro del tessile”

Il presidente del gruppo merceologico “Tessile e Abbigliamento” di Univa guarda al contratto dei metalmeccanici come modello a cui ispirarsi

univa
Il gruppo merceologico “Tessile e Abbigliamento” dell’Unione degli Industriali della provincia di Varese si unisce all’appello lanciato alle organizzazione sindacali, oggi in sciopero, dal presidente di sistema moda Italia, Claudio Marenzi, perché la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di settore si trasformi in un’occasione per creare tra imprese e lavoratori un fronte comune in grado di dare un futuro ad una dei più importanti comparti del sistema manifatturiero italiano. Un settore che nel solo Varesotto coinvolge più di 1.700 unità locali, per un totale di 14.300 addetti ed un valore annuo di export di 930 milioni di euro.«Numeri che fanno del tessile e abbigliamento, anche nella nostra provincia – dice Piero Sandroni, presidente del gruppo merceologico di Univa –  uno spaccato industriale variegato, all’interno del quale ci sono, sì, aziende che riescono brillantemente a fare eccezione alla crisi generale e a quella specifica che ormai da anni attanaglia il nostro comparto, ma anche  imprese che, allo stesso tempo, hanno grandi difficoltà a stare o a rientrare sui mercati. Penso soprattutto a quelle a monte della filiera, che più risentono della concorrenza internazionale.  È qui che si trovano la maggior parte delle aziende che farebbero fatica ad assorbire il contraccolpo di aumenti salariali calcolati non  sull’ inflazione reale ma su quella presunta generando così incertezze sulla quantificazione dei costi, con il rischio  di metterle ulteriormente fuori mercato, a danno degli stessi addetti».
«Il modello a cui rifarci – continua Sandroni – non può che essere quello giustamente sdoganato dal rinnovo del contratto Nazionale dei metalmeccanici, dove si è riusciti non solo a trovare un accordo sul riconoscimento degli adeguamenti in busta paga ex-post, rispetto all’andamento del costo della vita, ma dove si è soprattutto riusciti a inserire il concetto che la ricchezza vada distribuita soprattutto là dove si crea, nelle imprese».
«L’obiettivo può e deve essere raggiunto tanto più in un settore come quello del tessile e abbigliamento – conclude il presidente del gruppo merdove è accentuata la differenza di capacità competitiva tra imprese e dove, storicamente, le relazioni industriali sono da sempre molto meno conflittuali rispetto a quella di altre categorie.  Da qui il nostro appello, che non deve essere visto come di parte, ma come espressione di un interesse generale di imprese e lavoratori, oltre che di Sistema-Paese: quello di contribuire, anche attraverso l’impostazione di un innovativo contratto nazionale, a migliorare la competitività e la produttività di un settore da cui dipende un’importante fetta dell’industria made in Italy.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Gennaio 2017
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