Il presidente di Confartigianato contro la burocrazia: “Non ce la faccio più”
Davide Galli lancia un’altra fiondata alla sovrabbondanza burocratica che soffoca le imprese: "Sommerso dal lavoro? No, dalla carta"
«Sommerso dal lavoro? No, dalla carta». Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, lancia un’altra fiondata alla sovrabbondanza burocratica che soffoca le imprese. E si lascia andare in un arrendevole «non ce la faccio più»
L’ultimo ostacolo è di questi giorni: dopo le 72 firme poste su un papiro di carta per un finanziamento utile per l’acquisto di una macchina utensile (questo accadeva nel 2016), ora l’imprenditore di Gallarate si trova alle prese con venticinque pagine per un anticipo su fattura.
Timbri e firme che si accavallano e che, in quest’ultimo caso, sembrano inutili: «Quello che conta, in questa trafila, è solo la prima mezza pagina dove ci sono i dati che servono. Il resto è una descrizione dettagliata, ma sempre descrizione, delle condizioni generali di contratto», incalza il presidente. Insomma per la sostanza sarebbero bastate quattro pagine «e a volte accade che per la stessa pratica un ente ne chieda venti e un altro due. Comunque, in generale è una gran perdita di spazio, di carta e di tempo».
Ma Galli non si ferma qui: «Oggi la burocrazia è ovunque ma mi piacerebbe fosse burocrazia 4.0: snella, semplice e soprattutto funzionale al risultato che si deve ottenere. Purtroppo ci sono vagoni di carta spesso da replicare con la richiesta continua degli stessi dati. Sarebbe bene mettersi tutti in rete e non pensarci più».
Invece tutto passa da lì e «capita che tra i tanti adempimenti, ogni tanto, si trovi anche il tempo di lavorare», rimarca il numero uno di Confartigianato Varese. Che sia apprendistato, che siano i 730 o la cessione del quinto, siano le banche o la Posta, i moduli si ammonticchiano e non se ne esce. La paura è anche un’altra:«L’aumento di burocrazia è legato allo scarico di responsabilità e la complessità delle frasi è un modo per rendere tutto un po’ confuso. Allora bisogna sedersi con calma e mettersi a studiare quello che c’è scritto, perché se dimentichi una virgola può arrivare la sanzione. Questa è una fonte di stress ormai insopportabile: una cosa assurda nell’epoca della digitalizzazione».
E poi c’è la raccomandata che ti arriva a casa e il modulo che ti certifica la consegna della raccomandata: «Ma la Pec, allora, a cosa serve?». Però dobbiamo essere chiari: c’è la burocrazia generata dalla Pubblica amministrazione e c’è quella tra imprese private. «Che non è da meno – conclude Galli – Arriva l’ordine, poi devi inviare la conferma d’ordine, poi la conferma della conferma, e poi la copia del disegno del cliente che ti ha mandato proprio lui. E pensare che ho sempre sognato di poter fare l’imprenditore».
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