Meno bimbi e indennità tagliate, le educatrici dei nidi: “Paghiamo solo noi”

Da una parte il crollo delle nascite (-12%) con la chiusura di un nido, dall'altra il taglio delle indennità di turno che costa tra i 1200 e i 1600 euro all'anno in meno di stipendio. Muro contro muro con l'amministrazione comunale

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È proseguito anche nella serata di ieri, giovedì, il muro contro muro tra le educatrici degli asili nido di Busto Arsizio e gli assessori Alessandro Chiesa (che si occupa del personale) e Paola Magugliani (educazione e cultura). In commissione, infatti, il Pd ha presentato due questioni importanti che riguardano il servizio educativo: una richiesta di spiegazioni sulla chiusura dell’asilo Poggi e un’interrogazione sulla vicenda dell’abolizione dell’indennità di turno nella busta paga delle educatrici che da giugno del 2016 si sono viste decurtare cifre mensili che vanno dai 100 a i 150 euro (presentate entrambe da Valentina Verga, Pd).

Il calo demografico

Sulla prima questione ha risposto l’assessore Paola Magugliani che ha messo in luce dati impietosi che raccontano come Busto Arsizio sia una città che non cresce più come numero di abitanti: «L’anno scorso sono nati 82 bambini in meno rispetto al 2015 (708 nati contro 626, un calo che supera il 10%) – spiega l’assessore che prosegue – l’anno prossimo avremo 344 posti al nido per un’utenza di 318 bambini, nonostante la chiusura del nido Poggi». L’assessore ha anche rassicurato che le tre dipendenti dell’asilo che chiuderà i battenti quest’anno, saranno riassorbite e non ci sarà alcuna perdita di posti di lavoro ma ha anche ribadito che non sono previste nuove assunzioni.

Le indennità tagliate

Le educatrici erano presenti in gran numero in commissione e hanno assistito alla risposta dell’assessore Chiesa in merito alla decurtazione dell’indennità: «La decisione di tagliare l’indennità è stata presa dalla giunta precedente e si basa sul fatto che le educatrici non turnano ma si avvicendano – ha spiegato Chiesa – ce lo confermano anche un parere dell’Aran (agenzia di rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e alcune sentenze della Cassazione». Chiesa ha anche detto che il contratto decentrato, che è attivo da giugno, è stato frutto di un tavolo di confronto coi sindacati e che le educatrici erano state avvisate.

 

Sciopero in vista

Le lavoratrici hanno negato quest’ultima circostanza e restano convinte che questa decurtazione è ingiusta: «Garantiamo il servizio pur essendo in un numero inferiore e proprio per questo il nostro lavoro è stato organizzato su turni in modo da avvicendarci per mantenere un rapporto educatrici/bambini che rispetti la legge – hanno detto al termine della commissione – visto che non ci viene più riconosciuto economicamente noi non lo garantiremo più». Il rappresentante sindacale Sartorato: «Questa giunta è fatta di dilettanti allo sbaraglio. Siamo allibiti». Lunedì mattina, infatti, le educatrici si troveranno in assemblea sindacale per decidere quali azioni di protesta intraprendere, non è escluso lo sciopero.

Il commento di Valentina Verga

«Vorrei sottolineare come le risposte date ieri che sono state vaghe e contraddittore fanno trasparire quella che appare una scelta politica chiara che è quella di non investire più nel settore educativo e soprattutto nei nidi e scuole per infanzia, scelta che a mio avviso è inaccettabile».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Febbraio 2017
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