Papà voleva vederci qui: oggi è lassù ma la sua azienda vive con noi

Giuseppe ha 34 anni, Sabrina 32: sono i figli di Antonio Salemme, della Salemme Giuseppe di Gorla Minore, e ci raccontano come hanno raccolto l’eredità del padre: «Voleva che capissimo quante soddisfazioni dà lavorare in una piccola impresa. Cosa ci ha insegnato? A innovare sempre e a vivere l’azienda come una famiglia»

Antonio Salemme

Trentaquattro anni Giuseppe e due in meno Sabrina. Fratello e sorella, figli di Antonio Salemme (scomparso all’età di cinquantotto anni), diploma di perito termotecnico il primo e di analista tecnico di laboratorio la seconda. Oggi, specialisti nel settore dei lavori edili stradali, asfalti, scavi, demolizioni, bonifiche, preparazione campi ippici e sportivi.

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Un caso di passaggio generazionale iniziato anni fa, quando Giuseppe si porta a casa il diploma, condotto da papà Antonio con un accerchiamento costante e insistente. «Mio padre ci teneva proprio – dice Giuseppe – e solo ora ne capisco le ragioni: per lui il lavoro era tutto, ma voleva che anche i figli capissero quante soddisfazioni si possono ottenere da una piccola impresa come la nostra. La passione è solo l’inizio».
Oggi la Salemme Giuseppe di Gorla Minore (via Ambrogio Colombo) conta tredici dipendenti, tra i quali anche un apprendista, età media sui trent’anni, più di quaranta macchine tra escavatori, pale caricatrici, autocarri, rimorchi, sollevatori, trattori, rulli, finitrici, scopatrici e frese. Un cuore grande e tanta libertà: «Così sono entrato in azienda: mi muovevo senza limiti e cercavo di capire. Mio padre interveniva solo quando sbagliavo e mi correggeva. Agli inizi ci resti male, perché le girate del padre le accetti sempre a fatica, poi ti rendi conto».

Da un futuro di termotecnico ad un presente nell’edilizia stradale, il passo non è breve ma per Giuseppe galeotte furono le macchine: «Sono un po’ il sogno di ogni bambino, e quando mio padre mi faceva salire e mi teneva sulle ginocchia vedevo il mondo in modo diverso. Alle macchine mi sono appassionato subito».
Un lavoro che comincia quasi fosse un gioco, non è male. Poi, però, arrivano le prime responsabilità: «Dopo pochi anni papà mi disse di organizzare una commessa: decidere i collaboratori da inviare sul luogo, le professionalità più adatte, l’attrezzatura giusta. Insomma, gestire tutto il processo per portare i risultati migliori senza sprechi di tempo».

La linea inaugurata dal padre resiste anche oggi. A dirlo è Sabrina che, timidamente, racconta il suo ruolo in amministrazione e come abbia «imparato tutto da sola, a volte facendosi aiutare solo da un commercialista». Per il resto, la contabilità è nelle sue mani e i risultati si vedono: dal 2005 ad oggi, quando l’azienda è passata ai figli, il fatturato è aumentato gradualmente. Anche nei momenti peggiori della crisi. «Ma il peso vero, sulle spalle, ce l’ha Giuseppe», dice con orgoglio Sabrina.
Per i due fratelli, questo è più che un successo considerato il fatto che il loro lavoro si svolge, per il 90%, con le amministrazioni comunali di Gorla Minore (dove c’è una delle due sedi dell’azienda; l’altra è a Gerenzano), Caronno Pertusella, Trezzano, Lazzate, Tradate, Carbonate. Anche Como, per il quale la “Salemme Giuseppe” ha vinto il bando per la manutenzione delle strade, la spalatura della neve e la salatura.

La linea è quella sulla quale ogni impresa costruisce la propria competitività: «Cerchiamo sempre di trovare soluzioni innovative, come ha sempre fatto nostro padre. L’obiettivo è quello di dare più qualità ai clienti ma in meno tempo. Se vogliamo, rendere di più facendo meno fatica». Seguendo quel consiglio che papà Antonio, uomo di poche parole, diede subito a Giuseppe: «I clienti vanno a volte assecondati ma, soprattutto, consigliati. Bisogna saper ascoltare e portare rispetto. Sempre». Prima ancora dell’abilità tecnica, dell’esperienza che ti fai sulle macchine, dei materiali da usare e dell’impresa che «deve essere una famiglia perché, se no, non vai da nessuna parte», incalza Giuseppe.

Oggi alla “Salemme Giuseppe” si lavora in squadra e ci si sente un’unica cosa: collaboratori motivati e gratificati, un lavoro che si estende ai privati ma non dimentica le società dell’acquedotto, le fognature e gli argini fluviali del Seveso, il colpo d’occhio che è il vero timone di chi fa oscillare una pala in lungo e in largo anche in uno spazio di pochi metri quadrati. Fa paura? «Per manovrare una macchina ci devi salire, non ci sono altri modi. Ti fai il patentino, segui i corsi, ma poi ricordo un ragazzo che anni fa lavorava con noi. Era siciliano, timido, ma di questi bestioni proprio non ne voleva sapere: la paura lo bloccava». A papà Antonio, Giuseppe deve anche questo perché la sua costanza passava anche dal coraggio.

Lo stesso che i fratelli Salemme mettono quotidianamente nella gestione di un’impresa in crescita che ora pensa ad un altro passaggio generazionale: «Il nostro geometra, Giuseppe Castelli, è prossimo alla pensione e suo figlio Luca si sta preparando per fare il salto. Qui da noi», conclude il giovane imprenditore.
Prima o poi, però, arriverà anche un figlio e a Giuseppe la domanda la facciamo: lo porteresti in azienda? «E’ presto per dirlo, ma quando arriverà il momento farò con lui quello che ha fatto mio padre con me».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Febbraio 2017
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