Accam, le opposizioni tornano ad interrogare il sindaco

Cinque Stelle e Pd tornano a chiedere chiarezza sul destino della società che gestisce il termovalorizzatore di Borsano, a tre giorni dall'assemblea dei soci. C'è preoccupazione per un possibile fallimento

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Il prossimo 16 marzo i soci di Accam si riuniranno in assemblea per votare il bilancio del 2015 che ancora attende di essere ratificato, così come quello del 2016. In vista di questo appuntamento due consiglieri dell’opposizione sollevano la questione chiedendo al sindaco Emanuele Antonelli quale posizione intenda prendere nella votazione dei bilanci e nella richiesta del cda di dare garanzia di conferimento fino al 2021.

Il tema è stato affrontato dalla consigliera dei 5 Stelle Claudia Cerini che in un’interrogazione chiede come il sindaco e il resto dell’assemblea intendano rispettare lo scenario prescelto, quello della chiusura dell’impianto nel 2021.

«Il tema non è più stato discusso dopo l’atto di indirizzo deliberato il 6 ottobre 2016, e siamo preoccupati che l’impasse che ha posticipato l’approvazione dei bilanci di 2015 di quasi un anno possa proseguire gravando sulla scelta dei soci di chiudere l’impianto entro il 2021 – sostiene la consigliera pentastellata -. Infatti il nuovo scenario che prevede la chiusura al 2021, e che ha sostituito il precedente scenario B2 (chiusura al 2017 e realizzazione di un impiato FORSU) dopo la trattativa fallita con Amga per l’impianto dell’umido di via Novara, mira a rimettere in ordine i conti della Società nei quali oggi si riscontrano situazioni debitorie sia con Europower e sia per gli investimenti sull’impianto non ancora rientrati. Queste situazioni, se non risolte, creerebbero probabilmente la messa in liquidazione della società».

Il nuovo scenario C3 è un piano industriale che prevede che le tariffe tornino a valori di mercato dal 2017 al 2021, ma per poterlo fare si basa sull’assunto che tutti i soci diano garanzia di conferimento. Ed ecco la seconda domanda dell’interrogazione; «Il rischio che riscontro è quello che il limite per far saltare la società partecipata è veramente vicino, ma le conseguenze di ciò non sono di chiara interpretazione. O meglio, se intervenisse un curatore fallimentare l’unica certezza è che le decisioni non sarebbero più prese dai sindaci, ma da una figura esterna. Non sarebbe invece certa la chiusura al 2021».

Anche il consigliere del Pd Massimo Brugnone solleva la questione, attraverso la sua pagina facebook e, insieme al suo gruppo, ha presentato un’interrogazione: «Il bilancio 2015 ancora da approvare (sottolineo: 2015). A luglio scade il termine per la riqualificazione del sistema di abbattimento delle emissioni: cosa accadrà se non verrà fatto? E ancora nulla si sa di che fine faranno i lavoratori se e quando la società verrà chiusa. Non possiamo discutere di Accam solo quando si avvicinano le scadenze. Non è così che si porta avanti una buona attività amministrativa. Per questo abbiamo presentato questa mattina un’interrogazione in cui chiediamo chiarezza su questi punti, ma soprattutto: in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni, quali sono le conseguenze a carico della società e della sua operatività? E’ stato previsto un piano per la ricollocazione e riqualificazione del personale oggi occupato in Accam (visto che comunque in teoria la società deve chiudere entro il 31 dicembre 2021)? Infine, visto che il terreno su cui è presente la società è di BustoArsizio, chiediamo di approfondire quale siano le condizioni valide, ad oggi, in relazione al Contratto di Locazione dell’area sulla quale sorge il complesso Accam».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Marzo 2017
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