Confapi: oggi si vive di reti, identità e territorio 

L'associazione di via Milano prima di rinnovare i propri vertici ha organizzato un meeting per le imprese, facendo dialogare imprenditori, banche e personaggi sportivi

Confapi

Rete, territorio e formazione sono state le tre parole chiave del Meeting  imprese organizzato da Confapi nella sede di via Milano. Parole declinate in vari ambiti, dalla finanza al welfare, dalla formazione allo sport, passando naturalmente dalle esigenze delle imprese. Piero Baggi (foto sopra) responsabile area sindacale di Confapi Varese (era stato indicato erroneamente come direttore, ndr) per spiegare il significato della giornata cita il sociologo Zygmunt Bauman . «In una società liquida – ha spiegato il dirigente dell’associazione di rappresentanza – le reti permettono una maggiore flessibilità di tutti gli attori, generano una vera collaborazione nella creazione di welfare innovativo, offrono nuove opportunità di business e formazione».

LA FORMAZIONE RICHIEDE QUALITA
Lo spazio di azione per una società di rappresentanza indicato da Baggi esiste ed è tanto, a partire dalla formazione. Secondo Giorgio Tamaro di Fapi (Fondo formazione pmi) i fondi ci sono ma occorrerebbe fare una sana distinzione tra quelli che funzionano e quelli che invece nascono per drenare risorse. «Sui ventuno fondi di formazione quelli seri sono una decina, il resto portano via associati e inquinano il mercato. Varese, insieme a Lecco e Brescia, rappresenta un punto di forza».
Quest’anno il fondo avrà a disposizione 15 milioni di euro e la Lombardia è in testa alle classifiche. Rimane l’incognita del clic day che non sempre è in grado di far emergere la qualità. «La rete è lo strumento che può dare più soddisfazione – ha spiegato Tamaro – perché garantisce la giusta elasticità al sistema. Attraverso una delega al Fapi  che fa da aggregatore si puo’ presentare un piano di massima».

LA METAFORA DELLO SPORT
Il capitale umano per un’impresa è fondamentale, almeno quanto lo è per una équipe sportiva. Confapi ha pensato di far dialogare su questo tema Luca Barni, direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, con Andrea Coldebella, general manager della Pallacanestro Varese. I due hanno molti punti in comune, dal legame con il territorio, imprescindibile e vitale, al rapporto con i portatori di interesse, ovvero i tifosi, da una parte, aziende e risparmiatori, dall’altra. L’aspetto più interessante però riguarda l’organizzazione delle due realtà, entrambe fanno leva sul concetto di rete. «Noi abbiamo una dimensione territoriale – ha detto Barni – ma con la rete nazionale delle Bcc siamo in grado di agire come una grande banca. Il vantaggio è evidente perché mentre c’è un trend  generale decrescente sui finanziamenti, noi da tre anni a questa parte cresciamo e il motivo è semplice: abbiamo testa e braccia in questo territorio. Con la nostra catena di comando snella e veloce riusciamo a dare risposte in tempi brevi, soluzioni che potremmo definire sartoriali e innovative. Non dimentichiamo che i bond di territorio li abbiamo inventati noi».

Lavorare su identità, persone e senso di appartenenza è quello che deve contraddistinguere una banca del territorio. E per farlo oltre a metterci la faccia ogni santo giorno, occorre avere chiarezza sul proprio ruolo. A maggior ragione, se si gioca in una squadra di basket blasonata come Varese, con dieci finali di coppa consecutive disputate. «Noi diamo un servizio ai tifosi e per farlo al meglio – ha sottolineato Coldebella – ognuno deve essere consapevole di cosa fare anche se non gioca. Noi, dopo il tramonto della stagione dei grandi mecenati, pensiamo solo all’era Bulgheroni, abbiamo scelto la formula del consorzio che poi altro non è che una rete di investitori che crede in questo progetto fortemente radicato, senza ridurre tutto a una partita della domenica perché a Varese vuol dire molto di più».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Marzo 2017
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