Denunciò lo sfruttamento delle galline, assolta attivista di Nemesi Animale
L'accusa aveva chiesto due anni e mezzo ma il giudice del Tribunale di Busto Arsizio l'ha assolta da tutti i capi d'imputazione tranne uno, condannandola a due mesi. La vicenda risale al 2012
Nel gennaio 2012 l’associazione Nemesi Animale proiettò in corso Matteotti a Varese un video che mostrava le condizioni di vita delle galline ovaiole dell’azienda agricola Bruzzese di Olgiate Olona, scatenando una polemica sulle condizioni di vita dei volatili utilizzati per la produzione di uova.
Articoli di giornale a livello locale e anche un servizio di Striscia la Notizia diede ampia eco alla vicenda delle 200 mila galline “segregate” in gabbie e sfruttate al limite per la produzione.
Questa mattina in un’aula del Tribunale di Busto Arsizio si è chiuso il primo grado di una vicenda giudiziaria scaturita da quel video, realizzato da alcuni componenti dell’associazione che si introdussero nei capannoni in maniera illecita e a volto coperto, per riprendere le condizioni di vita degli animali in quell’azienda.
Francesca Colombo, all’epoca giovane attivista dell’associazione, era accusata di detenere le registrazioni di quelle immagini, di averle diffuse e di essere l’intestataria del numero di telefono attraverso il quale l’associazione teneva i contatti con la stampa. L’accusa aveva chiesto per lei una condanna a 2 anni e mezzo di carcere e l’assoluzione per la violazione della proprietà privata in quanto gli autori del blitz si erano resi irriconoscibili attraverso l’uso di passamontagna che coprivano il volto.
Alla richiesta dell’accusa si erano accodate anche le parti civili costituite che avevano anche chiesto un risarcimento danni di 5 mila euro ciascuna «per i danni d’immagine causati dalla diffusione del filmato che ha portato numerosi clienti a sospendere o annullare il contratto con i Bruzzese nonostante le rassicurazioni di Asl e Nas (leggi qui e qui) che avevano eseguito dei controlli, riscontrando il rispetto sostanziale delle normative da parte dell’azienda».
Il giudice Sara Cipolla l’ha assolta da tutti i capi d’imputazione tranne il primo, che riguardava la detenzione del materiale video che è stato poi diffuso, con una condanna a due mesi di detenzione con pena sospesa. Soddisfatta l’avvocato Maria Cristina Giussani: «Non vi era nessun elemento concreto sulla sua partecipazione alla realizzazione del video divulgato da Nemesi Animale, per lei si chiude una vicenda che l’ha perseguitata per 5 anni».
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