La richiesta dei territori: “Bruxelles ci ascolti”
Preoccupazione tra i leader locali europei riuniti a Varsavia per individuare la strategia in difesa della coesione. Il presidente Cattaneo ribadisce: " L'Europa deve essere dei popoli"
Quale Europa dopo il 2020? I delegati, presenti a Varsavia per la commissione “Coter” dell’Unione, hanno discusso di strategie e politiche di sviluppo futuro in vista della ridefinizione del bilancio per i sette anni successivi al 2020.
La partita non è delle più facili: dopo anni di sostegno ai territori e al loro sviluppo ( politiche che hanno portato negli ultimi anni 3 miliardi di euro in Lombardia di cui 140 milioni nel Varesotto) il dibattito a Bruxelles ipotizza anche la cancellazione dellempolitiche di coesione.
Preoccupato si è detto il presidente della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo che sta dirigendo i lavori del Coter ( la commissione che riunisce i rappresentanti degli enti locali europei).
I cinque scenari prospettati dal commissario Junker per superare le difficoltà odierne dell’Unione suonano come una sfida all’Europa dei popoli.
Sul tavolo ci sono tanti i problemi: dal populismo e nazionalismo crescenti, alla crisi economica, all’uscita della Gran Bretagna con il venir meno del suo contributo economico, alle emergenze tra immigrazione e sicurezza .
Nel pannel dedicato alla ridefinizione dei valori del trattato europeo in vista delle sfide future, l’europarlamentare polacco Jan Olbrycht ha provocato i presenti invitandoli a pensare che le sfide di ieri non saranno quelle di domani, che la crescita del Pil potrà non essere l’unico parametro per regolare le
politiche di coesione, che i tempi sono così densi di avvenimenti che occorre progettare su periodi contenuti: le strategie di 7 anni non sono più sostenibili. “I paesi dell’Est non hanno la minima idea dell’emergenza profughi che sta affrontando l’Italia. Solo una vaga idea ma del tutto teorica. – ha spiegato Olbrych – Nel dibattito futuro, dovete prepararvi a essere concreti ma anche flessibili e individuare piani di sviluppo che vadano oltre i meri confini nazionali”.
Se i territori vorranno contare dovranno conoscersi e sviluppare politiche solidali comuni facendo quadrato anche nei confronti dei propri governi che, a Bruxelles, hanno spesso fini diversi : “Abbiamo bisogno di dare visibilità alle attività dell’Unione europea – ha ammonito la commissaria europea ai fondi di coesione Corinna Cretu – abbiamo bisogno che si ritrovi lo spirito dell’origine, quel dialogo tra gli stati fondatori che condividevano forti valori. Europa dell’Est e dell’Ovest si trovino a lavorare insieme per poter contare di più”.
Colloquio e confronto pratico e produttivo è stato anche l’elemento sottolineato dal presidente della Commissione Coter Raffaele Cattaneo aprendo i lavori della seconda giornata di lavori: “Il futuro della politica regionale di coesione deve costruire un’Europa che parta dal basso e non da Bruxelles. Questo è il momento giusto per confrontarsi perché ora si comincia a parlare delle politiche dopo 2020. Gli scenari indicati da Junker saranno la base del confronto: noi non possiamo accettare ciò che è scritto nello scenario 4 che riduce campi di azione e finanziamento dell’azione europea e depotenziamento lo sviluppo locale. I territori locali non possono pagare il prezzo di errori gestionali dei loro governanti centrali. In un momento di sfiducia e populismo noi dobbiamo trovare la via della coesione e della solidarietà” ha concluso Cattaneo che ha poi presieduto una riunione dei capigruppo politici in cui é stata prodotta una lettera inviata alla Presidente del Comitato delle Regioni perché indica un’assemblea plenaria dedicata al ruolo che dovranno avere i territori nel dibattito sulle politiche future dell’Europa.
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