Motta in concerto al Foce con “La fine dei vent’anni tour”
L'appuntamento è per giovedì 9 marzo, alle 21. Aprono i "Campos"
C’è scritto “Fine”, ma in realtà è l’inizio. Di una nuova prospettiva artistica, di una nuova visione, musicale certamente, ma anche di se stesso. “La fine dei vent’anni” è il primo disco di Motta, ma non di Francesco, una delle anime e la penna che ha vergato le parole con cui i Criminal Jokers, in due dischi, hanno espresso in maniera elettrica e vitale l’urgenza dei propri vent’anni.
Poi il tempo scorre, le esperienze si accumulano, i punti di vista si spostano, leggermente, e fanno emergere altri suoni, altre parole, adeguate al momento artistico ed umano vissuto da questo straordinario musicista.
La versatilità è cosa che non gli manca. Motta è un polistrumentista prezioso che ha prestato negli anni la propria capacità a una Signora del Rock come NADA (con lei al basso, alla chitarra e ai cori), ai PAN DEL DIAVOLO (qui alla batteria, e in piedi), agli ZEN CIRCUS (come tecnico del suono) e a GIOVANNI TRUPPI (alla chitarra e alla tastiera).
Su “La fine dei vent’anni” decide finalmente di metterci la faccia e il cuore. Non solo il cognome. Per questo cambio radicale di direzione – non di intensità – MOTTA chiama a sé Riccardo Sinigallia, tra i migliori produttori ed autori italiani (già con Niccolò Fabi, Max Gazzè, Tiromancino, Luca Carboni, Filippo Gatti, Coez), persona dalla sensibilità e dalla visione adatta ad un disco vario ed eclettico come questo.
“La fine dei vent’anni” è la scoperta dell’età adulta. Il racconto della crescita umana e musicale di uno dei più talentuosi artisti italiani. MOTTA, finalmente, accetta di mettersi a nudo e raccontare se stesso, i suoi affetti, la sua vita e quella della sua famiglia. Lo fa utilizzando un tappeto di suoni e colori vastissimi, impossibili
da racchiudere in una definizione. È canzone d’autore, sì, ma è anche pop. Non rinuncia all’impatto e alle asperità del rock, ma guarda in direzioni e mondi diversi. Non segue un modello preciso, non cerca di rifarsi a una tradizione, preferisce mischiare con orgoglio tutte le sonorità con cui è cresciuto e dare vita a un insieme per certi versi unico e fresco.
La produzione di Riccardo Sinigallia (anche co-autore di alcuni brani) enfatizza e al tempo stesso addolcisce le asperità vocali di MOTTA che nel disco suona, sparsi nei brani, chitarra, basso, batteria, tastiere. A lui, in studio, si aggiungono alcuni dei migliori musicisti su cui una produzione possa contare: Cesare Petulicchio (BSBE – Bud Spencer Blues Explosion), Andrea Ruggiero (Operaja Criminale e mille altri), Laura Arzilli, Lello Arzilli, Andrea Pesce, una leggenda come Giorgio Canali, Maurizio Loffredo, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Paolo Benvegnù, Negrita) e Alessandro Alosi (Pan del diavolo). Un disco solista, quindi, ma tutt’altro che realizzato in isolamento. “La fine dei vent’anni” è il collettivo che si mette a servizio del singolo e dell’arte. Come dovrebbe accadere sempre quando si scopre che diventare adulti è in realtà molto
diverso dall’invecchiare.
OPENING ACT: CAMPOS
Aprono la serata i Campos, band nata a Pisa che presenterà “Viva”, disco fresco fresco d’uscita per Aloch Dischi (3 Marzo). Dodici tracce tra il pop e l’indietronica, nate tra Pisa e Berlino. Gli arrangiamenti sono stati realizzati quas integralmente a distanza. Il risultato è una fusione di acustica ed elettronica dove loop costanti ed ipnotici si alternano a ritmi più instabili e bizzarri, il tutto mescolato ed arricchito da arpeggi di chitarra, da una voce profonda e da morbidi giri di basso. Prendendo come punto di partenza il genere pop, lo stile dei Campos si snoda attraverso il folk, il blues e l’elettronica offrendo una musica onirica e suadente, a volte melodica e piacevole a volte stridente e malinconica. Un filo conduttore attraversa tutto l’album, dove le
canzoni si fondono e scorrono l’una nell’altra.
Biglietto intero: CHF 15.–
Ridotto: CHF 12.– Lugano Card e Lugano Card City
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