Un’ “Oasi terapeutica” all’interno del Parco del Campo dei Fiori

Un percorso di cura attraverso il contatto con la terra e la relazione con gli animali

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Da sempre, si sa, il contatto con la natura e il lavoro manuale, specie se agricolo, ci riportano ad una dimensione dal sapore antico,  quasi ancestrale, che spesso assume tratti terapeutici (benessere per la mente e per il corpo).

Passeggiare in un bosco, rimanere sdraiati a lungo su un prato, dedicarsi alla coltivazione delle piante o alla cura degli animali sono azioni che – è risaputo – possono ridurre lo stress e i comportamenti aggressivi, combattere il disagio, gli stati depressivi, allentare le tensioni e ridimensionare gli stati ansiosi. Benjamin Rush, padre della psichiatria americana, già nel 1800 la pensava così.

Proprio con questa idea è nato un paio di anni fa il Progetto “Oasi del Parco”, all’interno del meraviglioso contesto del Parco del Campo dei Fiori, presso la Cascina Redaelli di Bregazzana, attualmente sede di tre Comunità Terapeutiche del Centro Gulliver.

“Oggi Oasi del Parco –  racconta don Michele –  promuove le competenze relazionali, affettive e di accudimento dei nostri Ospiti, principalmente attraverso la relazione con gli animali, grazie ad attività ludiche, motorie e di cura.  Per far questo all’interno dell’Oasi abbiamo  asini, cavalli, capre, pecore, galline, conigli, cani.

Da parecchi anni, utilizziamo il contatto con la terra e la relazione con gli animali come strumenti privilegiati per il nostro lavoro terapeutico. Curare gli animali è in un certo senso, un modo per curare se stessi, ci fa sperimentare in una relazione, con responsabilità, ci fa attendere i tempi dell’altro e rispettarne la diversità,… e perchè no, fa anche acquisire una professionalità spendibile sul territorio”.

“Gli obiettivi del progetto sono ambizioni quest’anno – continua don Michele:  vorremmo inserire nell’Oasi una cavalla per l’ippoterapia e formare personale educativo specializzato in interventi assistiti con animali (pet therapy) e ippoterapia. Abbiamo già sperimentato gli effetti benefici di questa pratica. Con l’animale vengono meno molti meccanismi di difesa e si crea una familiarità che fa ritrovare ai nostri Ospiti una dimensione ludica mai sperimentata prima.

Vorremmo poi potenziare l’attività motoria di chi frequenta l’Oasi, proprio per quel contatto terapeutico con la natura di cui si parlava. Pensavamo nell’immediato ad una nuova recinzione per il campo da calcio e a qualche attrezzo per l’attività sportiva all’aperto.  Nel prossimo futuro è nostra intenzione realizzare un “percorso vita” sfruttando la rete di sentieri già presente all’interno del Parco, molti dei quali  oggi impraticabili. Potrebbe essere una bella opportunità non solo per noi, ma anche per tutto il territorio varesino”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Aprile 2017
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