Cgil: “Sui voucher polemiche strumentali”
Secondo il segretario confederale Tania Scacchetti l'abolizione dei buoni lavoro non determinerà l'aumento del nero
«Basta con la falsa propaganda: l’abolizione dei voucher non determinerà l’aumento del lavoro nero, che, purtroppo, non è mai scomparso, neanche con l’introduzione dei ‘buoni lavoro». È quanto denuncia la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti, in visita poche settimane fa in provincia di Varese. Già in quell’occasione la sindacalista aveva ribadito che nonostante il provvedimento di abolizione dei voucher da parte del Governo, l’attenzione al tema dei buoni lavoro e alla responsabilità solidale negli appalti non sarebbe diminuita, anzi, sarebbe aumentata. (nella foto da sinistra: Umberto Colombo, segretario provinciale della Cgil, e Tania Scacchetti)
«Da quando il Consiglio dei ministri ha varato il decreto che prevede la cancellazione dei voucher – continua Scacchetti – proliferano analisi e commenti allarmistici che raccontano di un Paese nel caos e di imprese che, senza questo strumento, non potranno più assumere. Vorremmo che il dibattito rientrasse nei giusti binari».
«Negli ultimi dati Istat sul lavoro nero si stima che questo assorbiva circa il 16% delle posizioni lavorative e delle unità di lavoro nel nostro Paese (tre mln di persone ), mentre i voucher, che peraltro sono molto più utilizzati nelle regioni in cui l’incidenza del lavoro nero è minore, con lo stesso calcolo avrebbero coperto circa lo 0,3%. Cifre citate da Boeri, nella sua audizione in Commissione lavoro, da cui si deduce che è fortemente probabile che i voucher abbiano loro stessi coperto condizioni di lavoro nero, laddove sono stati utilizzati per un numero di ore inferiore a quelle effettivamente prestate».
Scacchetti spiega “l’inconsistenza” e la “strumentalità” della polemica riguardante la platea che sarebbe penalizzata dalla cancellazione dei voucher: “le principali categorie di lavoratori retribuite con tale strumento sono disoccupati e lavoratori part-time o a tempo determinato, ovvero persone che potrebbero usufruire delle stesse opportunità lavorative attraverso tipologie contrattuali già previste dal mercato del lavoro”. Per quanto riguarda poi gli utilizzatori, la dirigente sindacale aggiunge che “sono per la maggior parte imprese, il 76% aziende che operano nel settore dei servizi, del commercio, della logistica, del turismo e dell’industria, non le famiglie”.
Secondo la segretaria confederale «per i nuclei familiari può essere utile uno strumento per il lavoro davvero occasionale e accessorio, come la Cgil propone nella “Carta dei diritti universali del lavoro” agli articoli 80 e 81, ma anche questo – sottolinea – deve essere riconosciuto come lavoro subordinato».
«Siamo disponibili a un confronto su come affrontare la semplificazione burocratica legata agli adempimenti amministrativi, ma – precisa Scacchetti – se si pensa che il tema sia, ancora una volta, trovare nuove forme per non pagare il lavoro o non riconoscere tutele e diritti, noi non ci stiamo. Era una strada sbagliata prima, lo sarebbe anche dopo la cancellazione dei voucher», conclude.
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