Cantele e Meneghin, dallo sport al lavoro con la stessa passione

Due grandi dello sport varesino raccontano la loro esperienza dopo il ritiro dalle gare. Il 28 giugno saranno tra i relatori del matching "Business di squadra" alle Ville Ponti

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Noemi Cantele e Andrea Meneghin hanno segnato, con le rispettive gesta atletiche, una bella fetta della storia recente dello sport varesino. La prima nel ciclismo (due medaglie Mondiali, più volte tricolore e azzurra), il secondo nel basket (scudetto con i Roosters, oro Europeo con la nazionale), sono stati campioni di primissimo piano e oggi hanno saputo ricollocarsi nel mondo del lavoro.

Per questo motivo Noemi e Andrea sono stati chiamati a raccontare la propria parabola nel corso dell’evento del 28 giugno alle Ville Ponti, il matching “Business di squadra” organizzato dal consorzio Varese nel Cuore che prevede una serie di interventi aperti a tutti al mattino e un confronto diretto tra le aziende partecipanti al pomeriggio (QUI maggiori informazioni). Li abbiamo intervistati in vista dell’appuntamento.

CANTELE: DALLA BICI ALL’ARREDAMENTO CON LA STESSA PASSIONE

Laurea triennale in economia e un presente da imprenditrice, Noemi Cantele oggi si occupa di arredamento con la sua azienda, “Swistart”, con sede a Stabio e interessi sia in Ticino sia in Italia. «Dopo il ritiro dall’attività sportiva ho avuto un momento ricco di dubbi su quale strada intraprendere. Avrei potuto entrare in qualche azienda affermata, e qualche proposta mi è arrivata, ma alla fine ho scelto di lavorare in proprio con questa attività di carattere familiare. Per questo mestiere l’esperienza maturata nello sport mi è servita: il ciclismo mi ha insegnato l’importanza della preparazione in vista di un obiettivo, di costruire performance mirate nel corso della stagione, di investire in se stessi. Lo stesso avviene ora, da piccola imprenditrice».

E poi c’è la parte legata alla passione: «È andata allo stesso modo. Da ragazzina il ciclismo era il mio gioco preferito e con il passare del tempo è diventato una professione che mi ha dato tanto. Ora è tornato un divertimento e un modo per fare del bene, perché pedalo con una squadra – il Team Arisla – che si occupa di raccogliere fondi per la lotta alla SLA. Quando mi sono avvicinata all’arredamento il passaggio è stato simile: da hobby si è trasformato in un lavoro che mi coinvolge e mi diverte. Ciò per me è fondamentale».

MENEGHIN, AL MICROFONO CON I MIGLIORI NEL SETTORE

Appese troppo presto le scarpe al chiodo, a causa di un problema fisico, Andrea Meneghin non ha mai lasciato il mondo della palla a spicchi, maturando soprattutto esperienze da allenatore (assistente in prima squadra e coach nelle formazioni giovanili). Da qualche tempo però, il capitano dei Roosters tricolori ha imboccato una strada che gli sta dando grandi soddisfazioni, quella di commentatore tecnico dell’Eurolega su Sky.

«Restare nel mondo dei canestri mi ha permesso di trovare un’occupazione con la quale mi diverto e nella quale posso mettere a disposizione la mia esperienza di giocatore e la mia passione personale». Non un passaggio naturale, all’inizio, ma un avvicinamento graduale per calarsi in panni diversi da quelli indossati sul parquet: «Allora accettai ma ero un po’ titubante perché ero abituato a vivere il campo, a fare scelte con la palla in mano o al limite dalla panchina. In TV è tutto diverso: serve trovare il ritmo giusto, usare equilibrio sia nelle critiche sia nelle cose positive, utilizzare termini adeguati. So cosa vuol dire ricevere attacchi per una partita andata storta, e il mio passato mi aiuta ad affrontare certe situazioni con la dovuta attenzione».

Meneghin, poi, non ha dubbi: «Ho la fortuna di lavorare nel miglior contesto possibile per quello che devo fare, e questo non vale solo per chi c’è dietro a un microfono ma anche per la regia, i cameramen, i tecnici e tutti quelli che contribuiscono alla trasmissione. Quando mi sono affacciato al commento televisivo ho cercato di chiedere consigli e ho avuto la fortuna di riceverli da gente più preparata di me: questo mi ha aiutato a vivere in modo più naturale le telecronache».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Giugno 2017
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