Stefano Boeri ospite a Villa Panza per Thinking Varese

L'appuntamento è per il 21 giugno, alle 21. La serata è organizzata dall’Ordine degli architetti

bosco verticale stefano boeri

La Milano del futuro è quella che potrebbe nascere con uno dei più grandi progetti, a livello europeo, di riqualificazione e rigenerazione urbana e che vede la realizzazione di un vero e proprio Fiume Verde (questo il nome dell’ambizioso progetto) che crea un continuum naturale tra quelli che oggi sono gli scali ferroviari dismessi di Farini, Porta Genova, Porta Romana, Rogoredo, Greco-Breda, Lambrate e San Cristoforo.

Per ogni scalo un progetto, ben definito e un unico comune denominatore: rendere la metropoli più vivibile, portare aria nuova e una visione architettonica, urbanistica, sociale ed economica più moderna e al contempo ecosostenibile.

Questo grande progetto di portata nazionale ed europea sarà il tema centrale del prossimo appuntamento di Thinking Varese, in programma mercoledì 21 giugno alle ore 21 a Villa Panza a Varese. Ospite della serata, organizzata dall’Ordine degli architetti di Varese sarà Stefano Boeri, autore del progetto in collaborazione con un team multidisciplinare e che ha definito il Fiume verde «la nuova e grande scommessa di una Milano che si apre ai giovani di tutto il mondo».

Stefano Boeri, pensare a una Milano più “naturale” è davvero esaltante. Il “fiume verde” è un’ipotesi o un progetto concreto che davvero può dare alla città un respiro ancor più europeo e contemporaneo?
«Il fiume verde può dare non solo un valore aggiunto sotto il profilo urbanistico e della qualità della vita a Milano, ma anche moltissime cose che ancor oggi mancano e che dovrebbe avere una capitale di livello europeo. Il Fiume Verde è un progetto di riforestazione urbana, studiato insieme a un team multidisciplinare (ARUP, Quinzii Terna Architettura, MIC – Mobility in Chain e Studio Laura Gatti) e che propone in risposta alla consultazione su “Scali Milano” indetta da Fs Sistemi Urbani per la formulazione di cinque visioni sul futuro degli scali merci di Milano».

Cosa prevede nello specifico e quali sono i punti portanti dell’intero progetto?
«Il Fiume Verde mira a realizzare sul 90% dei sette scali un sistema continuo di parchi, boschi, oasi, frutteti e giardini ad uso pubblico, tutti collegati tra loro da corridoi verdi e ciclabili, proprio per dare l’idea e la continuità di un fiume, realizzati sulle fasce di rispetto dei binari ferroviari. Nel rimanente 10% si potranno costruire bordi urbani ad alta densità in grado di ospitare le attività che oggi mancano nei quartieri di Milano, ovvero residenze e spazi di studio/laboratori per i giovani (young professional housing e student hotels), ma anche servizi culturali e di assistenza al cittadino (biblioteche, ambulatori, asili), oltre che edilizia sociale e di mercato. Un sistema di architetture, luoghi pubblici e Torri Metropolitane verdi, caratterizzato da un’altissima varietà nei modi di abitare e dalla commistione delle funzioni.

Lungo quale dorsale urbana si snoderà il progetto?
Il Fiume Verde attraverserà ad anello il corpo urbano di Milano, a metà strada tra le espansioni di fine 800, i Corpi santi e le prime periferie del 900 e ospiterà al suo interno un anello per la mobilità pubblica (M6 di superficie) e una infrastruttura metropolitana per l’utilizzazione a fini geotermici delle acque di falda. Con la realizzazione della M6 lungo il Fiume Verde, Milano diventerà la quinta citta europea per estensione della rete di trasporti pubblici.
Un intervento urbanistico ispirato al movimento della natura che sempre si rigenera. Può essere questa un’interpretazione di questo grande progetto?
Direi che questa è una bella sfida per il futuro. La trasformazione degli scali ferroviari dismessi rappresenterà, infatti, uno dei più grandi progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana dei prossimi anni non solo in Italia, ma in tutta in Europa. Un’occasione unica per ripensare Milano coniugando lo sviluppo urbano con la presenza dei sistemi verdi continui e accessibili a tutti, che migliorano la qualità dell’aria e assicurano la protezione e la moltiplicazione della biodiversità urbana.
Ci illustra qualche numero del progetto così da comprendere meglio la portata di questa sfida e le ricadute positive che avrà certamente sull’ambiente, ma anche sulla qualità della vita in generale?
Dalle stime fatte si calcola che in un anno il Fiume Verde assorbirà 50 mila tonnellate di CO2 e produrrà 2 mila tonnellate di ossigeno, con 300 tonnellate/anno di inquinanti abbattuti. Dal punto di vista energetico, il sistema verde diffuso consentirà di ridurre di 30 GWh/anno il consumo energetico grazie all’opera di raffrescamento del verde sulle superfici urbane. Inoltre, 400 mila MWh/anno di energia pulita saranno generati dalla geotermia ad acqua di falda che percorre nel sottosuolo il Fiume Verde. Una superficie totale di 1 milione e 100 mila metri quadrati di parchi, colline, radure e prati.

E nel concreto come si tradurrà il progetto?
Per ogni scalo abbiamo immaginato uno scenario diverso. Ad esempio, lo scalo Farini ospiterà una superficie verde di 550 mila mq, che comprenderà tra gli altri paesaggi, anche il Pratone per bambini (90 mila mq) ispirato da Fulvio Scaparro. Lo scalo di Porta Romana diverrà invece un’area dedicata ad un Arboretum (170 mila mq): un grande inventario a cielo aperto delle specie vegetali lombarde; a Rogoredo troveranno spazio un frutteto antico e l’istituto di ricerca dell’EMA; mentre Porta Genova diventerà la sede di un grande sistema di nuovi orti urbani in collegamento con il Parco Sud. Attorno ai nuovi Parchi, anche per garantirne un presidio costante e sgravare il Comune da costi di manutenzione del verde, una costellazione di grandi funzioni ad uso collettivo oggi assenti: dalla Cittadella del Comune alla nuova sede dell’Accademia di Brera, dalla Moschea al Centro di Ricerca Botanica, dalla Ricicleria alla sede dell’EMA (European Medicines Agency).

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Pubblicato il 19 Giugno 2017
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