Il ritorno del lupo in pianura: è stato fotografato nel Parco del Ticino

È stato fotografato da un pastore. Un avvistamento che conferma anche l'importanza della valle del Ticino come corridoio su cui si spostano gli animali. Nonostante sia "assediata" da strade, aeroporti, abitati e ferrovie

lupo foto

Torna il lupo anche in pianura. Animale associato spesso alle montagne, un tempo diffusissimo in tutte le vaste aree di bosco in Lombardia, è stato riavvistato a maggio nella zona centrale pianeggiante del Parco del Ticino, quella vicino a Magenta.

Non è una novità assoluta, va detto: già nel novembre del 2012 era stata accertata la presenza di un lupo della specie Canis Lupus, ritrovato purtroppo morto a seguito dell’investimento da parte di un veicolo. La notizia, allora, fece scalpore (vedi qui) anche perché l’esemplare fu investito sulla superstrada di Malpensa, in una zona naturalistica a due passi da aree ad alta densità abitativa.

Ora il monitoraggio del lupo fa un passo in più: grazie al foto–trappolaggio, lo scorso maggio, è stata accertata la presenza di un esemplare di lupo (Canis lupus L., 1758) nella zona centrale del Parco del Ticino. Come accertato dal professor Alberto Meriggi dell’Università di Pavia e dalla dottoressa Olivia Dondina dell’Università Bicocca di Milano, si tratta di un individuo ascrivibile, dalle caratteristiche morfologiche, alla sottospecie italiana (Canis lupus italicus Altobello, 1921), probabilmente in fase di dispersione, alla ricerca di nuovi territori. Dal punto di vista scientifico, questa rappresenta una notizia di eccezionale importanza, soprattutto se inserita nel contesto più ampio della dinamica di distribuzione del lupo in Italia.

Il lupo di Varese, ecco le foto (inserita in galleria)
la dentatura dell’esemplare ritrovato nel 2012

All’inizio del secolo scorso, infatti, il lupo era presente su gran parte del territorio italiano. Le cronache parrocchiali sono piene di racconti di attacchi fino all’Ottocento: una delle zone più esposte per esempio era la “selva lunga” tra Gallarate e Busto Arsizio, il bosco ormai scomparso che rappresentava un vero confine tra i due borghi.
Successivamente, a causa della distruzione dell’habitat, della contrazione della distribuzione e dell’abbondanza degli ungulati selvatici e della persecuzione diretta da parte dell’uomo nei confronti della specie, la popolazione italiana di lupo è andata incontro ad una fase di forte declino. All’inizio degli anni ’70 la popolazione della specie in Italia ha raggiunto il suo minimo storico, arrivando a contare un massimo di 100 individui concentrati in piccoli nuclei isolati nell’Appennino centro-meridionale. A partire dall’inizio degli anni ’80, la popolazione di lupo inizia a riprendersi e a ricolonizzare l’arco appenninico verso Nord.

Attualmente l’areale italiano del lupo comprende tutta la catena appenninica e le Alpi occidentali, con presenze e casi di riproduzione segnalati anche nei settori alpini centrale e orientale. La colonizzazione dell’arco alpino è dovuta all’espansione della popolazione appenninica ed è ancora in atto con un flusso di individui in dispersione da Ovest verso Est.
La porzione alpina della popolazione italiana di lupo è stimata attorno ai 150 individui e quella appenninica a 1580 unità (da un minimo di 1070 a un massimo di 2472) (Boitani e Salvatori 2015), con una tendenza demografica positiva. L’attuale popolazione di lupo italiano è caratterizzata da una bassa diversità genetica e da un elevato grado di inbreeding, che, sul lungo periodo potrebbero precludere la sopravvivenza dell’intera popolazione. Per ridurre la severità delle conseguenze legate a questi fenomeni, è di fondamentale importanza che la popolazione italiana di lupo riesca a completare la colonizzazione dell’arco alpino verso est, così da congiungersi con la popolazione slovena, e, di conseguenza, con l’intera popolazione balcanica, interrompendo la condizione di isolamento che ha interessato la popolazione italiana nel corso dell’ultimo secolo.

Ed è per questo che è particolarmente importante l’accertamento della presenza del lupo all’interno del Parco del Ticino: conferma che le aree del Parco sono caratterizzate da un livello di naturalità tale da garantire l’effettiva capacità del Parco di svolgere il ruolo di corridoio ecologico tra Alpi e Appennini per questo grande predatore. In particolare, data la sua posizione strategica, la Valle del Ticino ha un ruolo chiave all’interno delle dinamiche di distribuzione del lupo nel nostro paese, costituendo una scorciatoia diretta in grado di facilitare il movimento di individui dall’arco appenninico verso Nord, direttamente in corrispondenza del fronte di colonizzazione sull’arco alpino.

Insomma: l’avvistamento del lupo è  la conferma di quanto sia prezioso il Parco anche nella sua funzione di corridoio di transito. È un tema che viene spesso evocato quando si parla delle infrastrutture che toccano il territorio del Parco, dall’area collinare fino alla pianura delle risaie: in questi anni si sta discutendo – solo per citarne alcune – dell’ampliamento dello scalo di Malpensa (qui una delle ultime prese di posizione del Parco), della ferrovia Malpensa-Gallarate, dell’autostrada Mortara-Broni, del prolungamento della superstrada da Boffalora ad Abbiategrasso e Vigevano. Mentre tra le opere già in costruzione o in esercizio si può citare il caso eclatante della Tav Torino-Milano. Ogni nuova opera – per quanto vengano previsti punti di passaggio per gli animali – rende meno agevole il passaggio degli animali.

In ogni caso, il Parco oggi può festeggiare il ritorno del lupo, ieri nemico oggi motivo di speranza per la rinascita ambientale. «Questi risultati sono il frutto del lavoro di oltre 40 anni del Parco a tutela del territorio, attività alla quale hanno contribuito tutti i Comuni dell’Ente – commenta il presidente del Parco del Ticino, Gian Pietro Beltrami –. Questa segnalazione conferma ed esalta il ruolo di corridoio ecologico del Parco del Ticino. Oltre al lupo, grande predatore che torna in questo territorio dopo secoli di assenza. negli ultimi anni è stato accertato come altri animali utilizzino il territorio del Parco per raggiungere nuovi habitat. E’ il caso del picchio nero , che viaggia da nord verso sud, e dell’istrice che invece percorre il parco del Ticino da sud verso nord”.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 07 Luglio 2017
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