“Lidia non fu stuprata e fu uccisa altrove”

La clamorosa ricostruzione del medico legale che effettuò l'autopsia. Il corpo della Macchi, uccisa il 5 gennaio 1987, fu trasportato nel luogo del delitto a Cittiglio

Processo Lidia Macchi

Anatomia di un omicidio. Le fotografie dell’autopsia di Lidia Macchi sono state analizzate questa mattina, mercoledi 19 luglio, durante l’udienza del processo contro Stefano Binda. Il medico legale Mario Tavani ha detto, per la prima volta davanti a un giudice, due cose estremamente importanti sulla vicenda: Lidia Macchi a suo parere non fu uccisa al Sass Pinì di Cittiglio, ma il corpo vi fu trasportato successivamente. Inoltre la ragazza non fu violentata ma ebbe un rapporto consenziente probabilmente con l’assassino e fu uccisa dopo mezzora circa.

Queste informazioni erano già contenute nella relazione autoptica del 1987, ma Tavani le ha ribadite. Si tratta di affermazioni che potrebbero complicare la ricostruzione fatta dall’accusa ma ancora da valutare con attenzione. L’ordinanza del gip infatti ammette che il rapporto sessuale fu probabilmente consenziente ma avanza l’ipotesi che la costrizione avrebbe potuto essere non fisica, bensì effettuata con minaccia. Tuttavia sul luogo del delitto l’ipotesi di questa indagine, fino a questo momento, è che il delitto sia avvenuto la notte del 5 gennaio 1987 sotto le stelle a Cittiglio e non si accenna a un trasporto successivo del corpo.

Il professor Mario Tavani, un professionista molto noto a Varese, ha affermato che a suo parere il coltello utilizzato dall’assassino fu un “Opinel“, ovvero un coltellino usato generalmente per intagliare il legno o per fare incisioni sulle vigne dagli agricoltori. Tavani, e qui sta la novità, non aveva scritto in quella relazione il nome della marca dell’arma del delitto. Che invece in udienza, come ha rimarcato il giudice Orazio Muscato, ha per la prima volta esplicitato.
La pm Gemma Gualdi, l’avvocato di parte civile Daniele Pizzi e i difensori Sergio Martelli e Patrizia Esposito hanno rivolto molte domande al medico. Tra queste ne spiccano alcune:
Avrebbe potuto essere un bisturi? “Assolutamente no” ha spiegato Tavani. Vi fu violenza sessuale? “No. Neppure una lesione da azioni di afferramento o per immobilizzazione o costrizione fisica. Le foto d’altronde parlano chiaro”.

Dove è stata uccisa? “Nella Panda non c’era alcuna traccia di sangue se non due macchioline – ha affermato – quando colpisco delle arterie del collo, come è avvenuto in questo caso, escono quantità di sangue a fiotti, e lo schizzo va lontano. Ventinove coltellate sferrate in una macchina l’avrebbero imbrattata in una maniera incredibile. Inoltre la posizione del corpo faceva pensare e intorno nella terra non c’era sangue. I collant rovesciati a nostro parere erano il segno che la ragazza si era rivestita in fretta. Sono quasi certo – ha infine affermato il dottore – che sia l’amplesso che l’uccisione non si siano avvenute in quel luogo. E lo dimostra anche il fatto che negli stivali di Lidia non c’era polvere e nessun segno del terriccio“.

La pm Gemma Gualdi ha tuttavia osservato che i vestiti erano fortemente intrisi di sangue; era inverno e gli indumenti indossati erano diversi, non è possibile che il sangue sia stato raccolto tutto dai vestiti? Il professor Tavani ha risposto che ritiene poco probabile questa circostanza per giustificare una pressochè totale assenza di sangue sulla Panda e sulla terra intorno.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 19 Luglio 2017
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