Professore assente per malattia da cinque anni faceva l’avvocato in Calabria
Il periodo d'assenza da settembre 2011 a febbraio 2017 giustificato con malattia, congedo biennale per assistenza a familiare e aspettativa per motivi familiari
Ha totalizzato 1500 giornate di assenza in poco più di cinque anni di “lavoro”. Praticamente i suoi alunni in classe non lo hanno mai visto, eppure il 55enne era docente dipendente dell’Istituto Superiore di Codogno e dell’Istituto Merli – Villa Igea di Lodi.
Troppo per non destare sospetti e, infatti, la compagnia della guardia di finanza di Lodi ha proceduto alla notifica di un’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal gip presso il Tribunale di Lodi per finalità cautelari su richiesta della locale Procura della Repubblica.
La misura giunge al termine di indagini che hanno approfondito la sua posizione, dopo che l’uomo, dal settembre 2011 al febbraio 2017, aveva totalizzato oltre 1500 giornate di assenza (fra malattia, congedo biennale per assistenza a familiare e aspettativa per motivi familiari), coincidenti, praticamente, con gli interi periodi di lezione dell’anno scolastico.
Il docente, nei periodi di assenza, in realtà svolgeva prevalentemente la sua attività di avvocato in Calabria.
All’esito delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lodi ed iniziate con attività di osservazione e pedinamento svolte in Calabria, presso il Tribunale di Vibo Valentia e lo studio legale del professionista, dove gli investigatori hanno appurato che negli oltre 5 anni oggetto d’indagine aveva partecipato a circa 250 udienze presso il Tribunale di Vibo Valentia, a 123 udienze presso il Giudice di Pace dello stesso luogo ed a 3 udienze presso il T.A.R. di Catanzaro, negli stessi periodi in cui egli risultava assente per malattia od altro titolo.
Secondo le indagini la continua attività forense nei periodi di presunta malattia o di assenza a diverso titolo veniva, altresì, confermata dalle risultanze di documentazione amministrativo-contabile, quali agende, documenti attestanti trasferte e spese di viaggio, rinvenute e sottoposte a sequestro presso lo studio legale di pertinenza del professionista.
Nel complesso, si reperivano elementi per sostenere un utilizzo strumentale di certificati medici di dubbia attendibilità: sugli stessi, infatti, veniva apposta come diagnosi “lombosciatalgia acuta”, patologia che dovrebbe esaurirsi in una finestra temporale di circa 1 mese, al massimo, mentre, nel caso di specie, persisteva da almeno 5 anni.
Inoltre, l’avvocato, sia durante i periodi di assenza per malattia che durante il ricorso al congedo biennale per l’assistenza al padre, risultava aver effettuato numerosi spostamenti sull’intero territorio nazionale per fare fronte agli impegni assunti come legale.
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