L’innovazione di Grantola è deluxe e sente profumo di futuro

Nell’officina della Tecnosas – dove da oltre vent’anni si progetta in 3D – l'obiettivo è risolvere i problemi delle aziende. Luca Santagostini: «Industria 4.0 è sviluppare un prodotto più bello e più funzionale, grazie ad un rapporto più veloce tra uomo e macchina»

Tecnosas

Alla Tecnosas, della famiglia Santagostini, quello che è difficile diventa semplice. Le macchine speciali che da Grantola prendono il via per una dozzina di clienti in Italia e tre all’estero, sono un insieme di conoscenze tecniche, voglia di sperimentare, innovazione e tanta curiosità. Così sono nati il tappo “a palcoscenico One Million” (un gioco di prospettive e colori), il tappo per un profumo della Dior che mette d’accordo materiali e design e il sacchettino di plastica nel flaconcino in vetro. I clienti si coccolano premurosamente, sono pochi ma buoni (e lavorano per Kenzo, Chanel, Paco Rabanne, Trussardi, Versace e altri marchi della cosmesi di altissima qualità) e il 4.0, qui, è «connessione di persone», ci dice Luca Santagostini.

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Le idee sono chiare: «Risolviamo i problemi dei clienti con macchine costruite sulle loro, reali esigenze. In sintesi, risolviamo problemi». Con sistemi automatici speciali che permettono alle imprese di fare quello che vogliono fare: «Non tutti i casi che ci arrivano sono uguali: per trovare un modo per infilare un sacchettino di plastica in un flacone di vetro ci abbiamo lavorato un anno». Alla fine, però, il risultato c’è stato: la crema che si trova nel contenitore viene utilizzata fino al 98% e tutti i materiali possono essere riciclati. Anche questo è 4.0: «Sviluppare un prodotto più bello e più funzionale, grazie ad un rapporto più veloce tra uomo e macchina».

Nell’officina della Tecnosas – dove da oltre vent’anni si progetta in 3D – si apre una porta sul futuro. Luca, d’altronde, ha sempre guardato al domani: «A dodici anni ero già sul tornio e sulle fresatrici, mi sono diplomato perito elettronico, mi sono formato in meccanica e per risolvere un problema di luce su un prodotto particolarmente complesso mi sono iscritto ad un corso di fotografia. Non mi fermo mai, e ai miei figli – Eleonora di 22 anni è diplomata ragioniera e si occupa di amministrazione e commerciale, mentre Enrico di 20 è perito elettronico e lavora in produzione– dico sempre “se avete un problema, portatevelo a casa”». Niente lo spaventa perché «ogni difficoltà si trasforma in sfida», ma un cruccio ce l’ha: «Mi dispiace lasciare questa terra, quando verrà il momento, solo perché non potrò toccare con mano le nuove tecnologie del futuro».

In questa azienda si realizzano macchinari dalla tecnologia avanzata e si usano componenti di altissima qualità, provenienti anche dall’estero. Non c’è innovazione se non sai cosa fanno i concorrenti, così questo imprenditore che conta dodici dipendenti ed è alla ricerca disperata di giovani che «abbiano voglia e passione», frequenta regolarmente fiere specializzate della meccanica ed elettronica, anche all’estero ma, non manca mai di esporre al Cosmopack di Bologna, la fiera del packaging del settore cosmetico che si tiene all’interno di Cosmoprof. Un appuntamento che potrebbe fare la differenza per la Tecnosas sarà, però, l’”Innovation Day” del 26 ottobre organizzato dal Polo tecnologico della cosmesi: «Riceviamo offerte dagli Emirati Arabi, dalla Turchia e dagli Stati Uniti, ma non cedo alla tentazione – conclude Luca -. Customizzare le macchine è il mio hobby, la mia passione e la mia vita».

E i giovani? «Fra alcuni anni le imprese si ruberanno i pochi meccanici che ci saranno in circolazione e li pagheranno il doppio di quanto fanno oggi». Su giovani e scuole Santagostini insiste da tempo: «Si laureano tutti e nessuno vuole sporcarsi le mani. Quando faccio i colloqui, lo chiedo sempre: “Quale è la tua passione?” Mi rispondono, “il Pc”. Nessuno che svita e avvita, che assembla, che fa andare queste benedette mani». È per questo che alla Tecnosas si vorrebbe costruire un rapporto «bello e diretto con le scuole della provincia, perché non conoscono le imprese del territorio e non sanno cosa ci serve. Vorrei che Confartigianato mi desse una mano perché ho bisogno di giovani appassionati che lavorano; se serve anche il sabato o la domenica».

Tre o quattro ragazzi tra i venti e trent’anni, però meccanici o ancora meglio meccatronici. È questa la specializzazione che serve all’impresa di Grantola. Ma risultati pochi: «Lo scorso anno abbiamo inviato alcune mail all’Isis Newton di Varese ma non abbiamo mai ricevuta risposta. Quest’anno ci abbiamo riprovato e ci hanno detto che la richiesta sarebbe stata inoltrata al loro servizio placement. Giovani in alternanza scuola-lavoro ne ospitiamo regolarmente, ma ormai non posso più aspettare: alcuni fra i miei collaboratori fra pochi anni andranno in pensione e io devo formare le leve del futuro».

Perché i giovani sono il futuro. Ma se per Santagostini «il culto della laurea non sempre è positivo, è anche vero che gli stipendi svizzeri hanno creato un benessere che ha portato a giovani viziati. Non hanno stimoli. D’altronde come potresti averli se sono gli stessi genitori a darti tutto quello che vuoi?».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Agosto 2017
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