Uscita a Villa Panza: Teresio Colombo alla scoperta dei giardini

Il settimanale appuntamento con il nostro lettore botanico ci porta alla scoperta di una delle ville più belle della città di Varese

Teresio Colombo alla scoperta di Villa Panza

Il giorno 24 ottobre mi sono recato a villa Panza a Varese, malgrado la vicinanza a casa mia non avevo pensato di andarci per un articolo perché Villa Panza la leghiamo sempre a mostre d’arte e non ad una residenza prestigiosa con una storia di oltre quattro secoli e centro di vita di numerose famiglie fra le quali si ricordano quella dei Menafoglio, del governatore della Lombardia, dei Litta Arese e della di lui vedova Isolina Prior e da ultimi i Panza famiglie che necessitavano anche di un giardino adeguato al rango sociale di appartenenza.

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Alla scoperta del parco di Villa Panza 4 di 17

Ma i ricordi che avevo di questo giardino risalgono ad oltre 20 anni fa e il giardino era con parecchi segni di trascuratezza per cui ero portato a vedere negativamente questa visita, arrivato al cortile d’onore ricordo che il giardino si sviluppa su tre piani e difficilmente mi sarà possibile concentrarlo in un unico articolo; fatte queste considerazioni imbocco il viale principale (01) della parte di giardino con aiuole con la presenza  ciascuna di tassi che i giardinieri hanno potato  a forma di tronco di piramide a base quadrata ed, ai vertici di ciascuna aiuola, una pianta di bosso tagliata a sfera; sulla destra un rialzo del terreno (02) con la cima piantumata con lecci nello stesso lato un viale con piccole aiuole con fiori ibridati di Nuova Guinea (03) della famiglia delle balsamine che facilmente hanno conquistato coloro che volessero utilizzarle a scopo ornamentale poiché la fioritura è continua da aprile ai primi freddi, la pianta necessita di luce ma meno di sole che porterebbe i fiori ad avvizzire più facilmente anche se consegue una maggior brillantezza di colori e lucentezza delle foglie, in fondo al viale un balcone in ferro battuto la vista è comunque limitata dagli alberi della villa sottostante, a questo punto giro a sinistra superando il settecentesco carpineto giro e vedo uno dei grossi vasi con i Nasturzio maggiore (Trapaeolum majus) (04) pianta di origine peruviana introdotta in Europa solo nella seconda metà del 700 e diffuso sia per la facilità di crescita sia in terra che in vaso sia per la continua fioritura; anche qui aiuole pratose al limite del viale di carpini con alberi di pregio nelle altre al limite del vialetto lungo tutta la balconata anch’essa fiancheggiata da aiuola molto più ristretta e contenente salvie il tutto con centralmente una fontana ed è proprio all’altezza di questa fontana che si interrompe la balconata aprendo l’accesso a due sentieri che digradano verso un invitante prato erboso con intorno essenze di pregio fra le quali riprendo un particolare del grande Leccio (Quercus ilex) (05,06) la bellissima quercia con foglie verde cupo nella pagina superiore, biancastre nella pagina inferiore per la presenza di una fitta peluria, di forma ellittica con bordo che diventa intero mantenendo le ondulazioni nella parte terminale delle nervature, ho ripreso anche la ghianda frutto dell’albero; poco più avanti incontro alcuni alberi di Corbezzolo (Arbutus unedo) (07,08,09) altro bellissimo piccolo albero che difficilmente supera i 10 m di altezza e che fa parte della vegetazione mediterranea, questa pianta è presente in quasi tutti i giardini di una certa dimensione per diverse ragioni  fra cui l’adattabilità ai diversi climi e terreni, la fioritura  autunnale, i frutti che giungono a maturazione nell’anno successivo alla fioritura ma contemporanei alla stessa, le foglie sempreverdi, queste sue caratteristiche l’hanno fatto considerare un albero estremamente ornamentale fra l’altro utile per le api che ne ricavano un miele assai ricercato, i  frutti non sono ricercati perché di un sapore dolce acidulo che è apprezzato solo per limitate consumazioni, ricordo che in epoca risorgimentale la pianta nazionale visto che in autunno rappresentava con foglie, fiori e frutti il tricolore; fatti pochi passi mi fermo alla Criptometria del Giappone (Cryptometria  japonica) (10,11) la cupressacea arrivata in Italia nella seconda metà dell’800   da allora diffusa nei parchi, superata la Criptometria si trova una Magnolia grandiflora (12,13) di notevoli dimensioni tali da far pensare ad un impianto risalente all’epoca della Signora Isolina è senza dubbio da considerare un monumento naturale anche se purtroppo l’esposizione ha causato uno sviluppo irregolare della pianta con il versante a nord nettamente più sviluppato di quello a sud; approfittiamo per fotografare il lato della villa che guarda verso Varese (14).

A questo punto, desiderando dare una occhiata veloce alla parte di giardino sottostante mi incammino per il sentiero di destra, il muro che sostiene la balconata è ingentilito da costruzione di false grotte dalle quali si può premere sgorgasse acqua proveniente dalle fontane superiori, per quanto la memoria non mi aiuti più di tanto ricordo a questo punto di aver trovato una pozza d’acqua, quasi un laghetto artificiale (15) i dubbi sorgono dal fatto che sulla collina di Biumo le cronache fanno riferimento ad un piccolo lago dove i monaci francescani allevavano il pesce per il nutrimento dei confratelli, inoltre l’aspetto complessivo dell’ambiente e della vegetazione lo farebbe credere naturale se non fosse per il rumore quasi impercettibile di una pompa d’acqua che garantirebbe il livello dell’acqua; riflettuto che varrà la pena di approfondire il problema di come ci si procuri e si smaltisca quest’acqua; approfitto della situazione per fotografare il bel esemplare di Palma Nana (Chamaerops humilis) (16) nata qui nel paco dai semi  della vicina pianta madre fenomeno sovente verificato nei parchi cittadini questo è dovuto al fatto che la palma nana è l’unica palma di origine europea che si conosca; così come non trascuro le due Lagerstroemie speciose (17) la pianta della famiglia delle litracee, originaria dell’India è ormai diffusa in parecchi giardini continuo sulla via del ritorno anche perché ho esaurito la capacità della batteria della macchina fotografica avendo innescato, inavvertitamente per qualche tempo, una ripresa video.

Teresio colombo

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Pubblicato il 31 Ottobre 2017
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