#merda Varese “era uno sfottò calcistico che pochi hanno capito”

Dopo le polemiche dei giorni scorsi a seguito di un suo post sui varesini, Francesco Attolini spiega le ragioni del suo gesto e chiede scusa

post francesco attolini incendio campo dei fiori

Dopo aver pubblicato un post assurdo ci ha pensato su qualche giorno. Poi Francesco Attolini ha scritto al nostro direttore, che aveva preso una posizione anche in privato. Riportiamo la sua lettera integralmente e sotto un breve commento di risposta.

Egr.Direttore Giovannelli,

dopo aver metabolizzato le sue parole che mi ha scritto privatamente, la ringrazio e mi accingo a scrivere queste poche righe.

Quel post che era uno dei tanti cori che cantavo in giovinezza ma invece, essendo sconosciuto a molti ha avuto un esito incalcolato e sono qui a porgere le mie scuse e magari a spingermi positivamente un po’ più in là…

Era uno sfottò calcistico che pochi hanno capito, sicuramente il contesto non era dei migliori, e avrei dovuto motivarlo di più, però le garantisco che prima di scrivere quel post mi ero accertato che non ci fossero stati morti o feriti.

Chiedo scusa in primis ai Varesini sfollati (che non erano il mio bersaglio), ai Varesini che hanno Varese nel cuore ma non risiedono più li, ai Varesini che non mi hanno capito, non chiedo però scusa a chi ha strumentalizzato, a chi mi ha offeso e minacciato su facebook, scuse quindi per molti, ma non per tutti.

Da buon tifoso della Pro Patria, calcisticamente “detesto” il Varese come squadra di calcio, ma non la città, nella quale sono nati i miei 2 figli (in quanto la pediatra operava all’Ospedale Del Ponte) e nella quale ho svolto il servizio di leva come tutore dell’ordine, cogliendo della città pregi e difetti.

“Detesto” sportivamente il “Varese Calcio” ma detesto parimenti la violenza fisica che esiste nel mondo del calcio, è questo il nocciolo della questione che avrei voluto scrivere in quel post, ma che invece ho erroneamente omesso perché non mi piace scrivere post lunghi 50 righe, che in teoria nessuno legge.

Meglio un sano (rivelatosi stupido per molti) sfottò che un celerino ferito o ucciso o un tifoso accoltellato o picchiato.

Nel mondo del calcio a parte il Presidente e il massaggiatore, ho ricoperto vari ruoli: come scarso giocatore, come buon arbitro (conservo ancora 2 targhe premio), come tifoso e come tutore dell’ordine.

Negli ultimi 3 ruoli ho avuto paura, paure diverse a secondo degli episodi e mi son sempre detto: “ma come può succedere tutto questo per una partita di calcio?”

Quando arbitravo avrei voluto dire ai ragazzi: ”ma io sono uno di voi, sono stato giocatore anch’io”, quando tifavo avevo paura di beccarmi qualche manganellata durante qualche carica (più o meno giustificata), quando ho indossato la divisa sugli spalti incrociavo la sguardo di qualche tifoso che mi guardava in cagnesco, ignaro che per anni io sono stato uno di loro e avrei voluto dirgli: ”non guardarmi così perché nel cuore sono uno di voi anch’io”.

Il calcio è malato, partendo dai genitori (mamme e papà) che gridano “spaccagli le gambe” (tanto per dirne una…) fino ai tifosi.

E allora vorrei lanciare uno slogan pensando a chi ha perso la vita o è rimasto offeso fisicamente per una partita di calcio: “Meglio uno stupido sano sfottò in più sui social o negli stadi che un celerino in meno o un tifoso in meno”.

Mi auguro che qualche tifoso del Varese legga queste poche righe e oltre detestarmi (ne ha il diritto) magari durante la partita PRO PATRIA-VARESE opti per uno stupido sfottò piuttosto che un lancio di una pietra ai tifosi Bustocchi o ai tutori dell’ordine (che sono spesso padri di famiglia, le quali famiglie sono a casa pensierose durante questi eventi).

Basterebbe qualche derby senza scontri per pareggiare quel mio post, se ciò accadesse potrei ritenermi soddisfatto, altrimenti vorrà dire che ho perso due volte.

Onore agli Inglesi che hanno debellato il fenomeno degli “Hooligan”.

Francesco Attolini

——————————————-

“Era uno sfottò calcistico che pochi hanno capito…”. Fosse solo quella la cosa che non abbiamo capito… Le confessiamo che facciamo fatica anche con le tante sue prese di posizioni che trasudano razzismo e fascismo. Come nel caso delle due ragazze americane stuprate a Firenze da due carabinieri. Un post che non ho pensato nemmeno per un istante di pubblicare come altra sua perla. 

Ora ci scrive una sequenza di storie che riguardano lei e il mondo del calcio, che per fortuna non è fatto solo di cori razzisti, come qualche volta abbiamo dovuto sentire a Busto Arsizio, ma ahinoi anche a Varese. Non viviamo in un mondo facile, ma la sua complessità ha anche un suo fascino. Basta saperla vedere ed accogliere. La vita non si esaurisce in una “trombata” o nei cori allo stadio. 

Non sta a noi accettare le scuse. Noi raccontiamo fatti e anche opinioni. Per questo abbiamo ritenuto importante dare spazio alle sue parole. Saranno poi i cittadini tutti, non solo i varesini, ad accettare o meno le sue scuse. Resta il fatto che è bene che tutti siano consapevoli delle responsabilità che abbiamo ogni volta che usiamo le parole. Quelle del suo post dei giorni scorsi sono state ignobili.

Il direttore
Marco Giovannelli

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 03 Novembre 2017
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.