Tragedia di Turbigo, “impossibile mettere barriere ovunque”

La morte di un bimbo di 8 anni ripropone il tema della sicurezza sulle alzaie. Parla il presidente del Consorzio: "Sono prima di tutto strade di servizio"

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Dopo l’incidente costato la vita a un bimbo di otto anni (caduto nelle acque a Turbigo e morto in ospedale) si torna a parlare della sicurezza sulle strade alzaie del Naviglio Grande.

È necessario mettere parapetti sugli oltre 70 km di Canale Industriale e Naviglio Grande? E sulle decine di altri km di canali? Alessandro Folli, il presidente di ETVilloresi (il Consorzio che gestisce la rete irrigua lombarda) ribadisce in questi giorni «l’impossibilità oggettiva di applicare parapetti lungo l’intero reticolo, considerata la sua lunghezza complessiva di oltre 4.000 km, di cui oltre 230 di canali principali» .

«Rispetto il dolore della famiglia del piccolo Yousaf per la tragedia che sta vivendo ma in questi giorni ho sentito e letto molte opinioni che disegnano un quadro poco obiettivo della vicenda» continua Folli. Che parte da un punto: come dice anche il nome, le alzaie non sono strade qualsiasi, ma vie di transito nate in connessione e al servizio dei corsi d’acqua che corrono accanto. «Nonostante lo sviluppo degli utilizzi non irrigui, connessi con una fruizione del reticolo a fini turistico-ricreativi che fa sì che le strade alzaie siano sempre più al centro di frequentazione da parte di pedoni e ciclisti, questi passaggi nascono infatti con una differente finalità, strumentale alla gestione dei canali: le strade alzaie devono infatti primariamente consentire il lavoro di manutenzione e di servizio, oltre che il passaggio dei mezzi consortili impegnati in tali attività» precisa il Presidente del Consorzio che gestisce e regola le acque, oltre che del Canale Villoresi, anche dell’intero Sistema dei Navigli milanesi.

Nel caso specifico di Turbigo, il tratto di Naviglio Grande interessato dall’incidente dello scorso 27 ottobre risulta in concessione al Comune; numerosi sono infatti i tratti di strada alzaia presi in competenza da Enti locali e altri soggetti quali Province, Città Metropolitane, Comuni e a volte Parchi, al fine di renderli fruibili dalla cittadinanza. Tuttavia il tema è di grossa attualità anche per le alzaie direttamente gestite da ETVilloresi.
«Il Consorzio, quando ha potuto accedere a finanziamenti appositi ha sempre attuato interventi migliorativi ai fini della sicurezza, realizzando opere prioritarie e continuando al contempo a confrontarsi con una serie di problematiche annose e spesso controverse, come la sistematica richiesta di dotazione di parapetti». Non è solo questione di costi: avere parapetti significa concordare gli interventi con le Sopraintendenze (il naviglio è un bene storico-paesaggistico), significa avere limitazioni e aggravi operativi nell’attività di manutenzione della rete di canali. Che. – va ricordato – è fondamentale per l’agricoltura lombarda ma anche per il funzionamento delle centrali elettriche.

Quindi niente barriere. Nel frattempo il Consorzio vuole puntare sulla prevenzione, non solo con gli avvisi sulla balneazione (vietata, come è stato ricordato anche quest’estate) anche sulla diffusione di «informazioni puntuali sulla sicurezza», a partire dal regolamento d’uso delle alzaie. Negli anni sono stati numerose le polemiche, a partire dal tragico incidente del 2002 (una donna morta in acqua dopo essersi scontrata con un ragazzino: la famiglia del minore rischiò di finire sul lastrico) per proseguire proprio con le ricorrenti lamentele tra ciclisti e “bagnanti” nel tratto in centro a Turbigo, una delle zone dove le alzaie sono più frequentate.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Novembre 2017
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