La Liuc chiude giurisprudenza e investe sul futuro
Una decisione coerente con i numeri e le tendenze di mercato. Previsti investimenti sul fronte della internazionalizzazione e sullo sviluppo delle competenze digitali
La Liuc- Università Cattaneo chiude giurisprudenza. L’annuncio è stato dato dai vertici dell’ateneo di Castellanza durante la presentazione del piano strategico per il prossimo triennio. Una decisione coerente con i numeri e le tendenze di mercato. Le immatricolazioni a giurisprudenza hanno subito una contrazione del 43%, a fronte di una popolazione universitaria aumentata negli ultimi 5 anni del 17% e di un aumento delle immatricolazioni a economia e ingegneria gestionale del 34%. «Per un’università fondata da imprenditori – ha detto il presidente della Liuc Michele Graglia – la staticità non paga. Un adeguamento alle esigenze del mercato del lavoro è una necessità non un optional». (foto da sinistra: Federico Visconti e Michele Graglia)
Il cda dell’università ha dunque fatto una scelta precisa prevedendo una serie di investimenti sul fronte della internazionalizzazione, dove peraltro la Liuc è già molto attiva, e sullo sviluppo delle competenze digitali grazie al laboratorio tecnologico i-Fab che consente lo sviluppo di contenuti innovativi legati all’industria 4.0. La Liuc si concentra negli ambiti di maggior interesse che possono dare una risposta alle richieste del mercato del lavoro, per migliorare performance già piuttosto lusinghiere: a un anno dalla laurea magistrale l’89% dei laureati all’ateneo di Castellanza sono inseriti nel mondo del lavoro contro il 71% della media nazionale. A 5 anni la percentuale sale al 94% contro un dato nazionale che si ferma all’84%. Per la prima occupazione invece si arriva ai 3 mesi di attesa (periodo sempre inferiore alla media del collettivo Almalaurea).
A Castellanza il 40% degli studenti arriva dal territorio, il resto da fuori provincia. Sia per il triennio che per il biennio prevalgono criteri di scelta che riflettono le caratteristiche genetiche di questa università: la grande vicinanza alle imprese e la spiccata vocazione internazionale. Sono infatti 350 gli studenti all’estero su un totale di 2.100, percentuale che pone la Liuc tra gli atenei italiani più internazionalizzati.
«L’università è come un’azienda – aggiunge il rettore Federico Visconti – e deve posizionarsi in un mercato molto competitivo. Nel piano si parla esplicitamente di innovazione didattica, includendo nella task force formativa 2020 il contributo di accademici esterni alla Liuc e il ruolo della Business School con un rafforzamento della sua attività e della sua struttura».
La scuola di diritto non verrà smantellata ma le tutte le competenze presenti all’interno dell’università serviranno a rafforzare i corsi di economia e di ingegneria. Così come potranno dormire sonni tranquilli gli studenti già immatricolati a giurisprudenza che potranno portare a termine il loro percorso di studi senza alcuna variazione rispetto all’attuale offerta formativa.
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