Allarme dei medici: “In PS condizioni di lavoro estreme”

Diverse sigle sindacali dei medici hanno scritto al direttore dell'Asst Sette Laghi per risolvere i gravi problemi organizzativi del reparto

Pronto soccorso, è di nuovo caos

Sindacati sul piede di guerra per il pronto soccorso di Varese. E questa volta a lanciare l’allarme sono le sigle dei medici, ANAAO-ASSOMED, AROI EMAC, SNR, CIMO e UIL.

Hanno scritto al direttore generale dell’Asst Sette Laghi Callisto Bravi e al direttore sanitario Tersalvi per denunciare le condizioni proibitive in cui lavora tutto il personale del PS: « Il piano che era stato individuato dai saggi per risolvere la barellaia del PS – spiega il dottor Ottavio Amatruda rappresentante ANAAO – di fatto non funziona.  La gente staziona ancora nei letti e sulle barelle costringendo il personale a triplicare la sua attività: oltre all’OBI che sono i letti di osservazione breve, devono visitare quanti arrivano al triage e occuparsi anche dei malati in attesa sino a due, tre, quattro giorni, del posto letto. Una situazione che mette i medici sotto forte stress anche perché il personale si era ridotto a seguito della chiusura di quello che un tempo era il reparto di ricovero del PS».

Il pronto soccorso di Varese, dunque, è tornato a essere “ un girone infernale” per quanti sono costretti a stazionare e per il personale che vi lavora. Con l’aggravante che il piano pensato tre anni fa ha ridotto i medici in servizio ( leggi le 12 regole per risolvere ii problemi del PS) , rispetto allo scorso anno ci sono 4 specialisti in meno: « E meno male chi lavora in PS è molto preparato e sa gestire le emergenze, ha mille occhi – commenta Amatruda – non si può però poggiare tutto sulla loro tenuta fisica e psicologica».

Anche nell’ultima crisi legata all’influenza, la situazione del PS è tornata più volte alla ribalta con situazioni limite anche di 70 barelle “parcheggiate” ovunque in reparto.

Dopo le reiterate denunce del personale infermieristico, ora tocca ai medici chiedere interventi urgenti: « I reparti che erano stati attivati per assorbire le emergenze del PS, mi riferisco alla degenza breve di medicina e a quella di chirurgia, non riescono ad accogliere tutti quelli che sono in attesa. Anche i letti per subacuti sono posti che non prevedono situazioni di urgenza ed emergenza. Sono poi letti aperti in strutture private e accreditate che non alleviano la mole di lavoro del PS».

Critiche all’organizzazione del PS di Varese arrivano anche dal segretario regionale ANAAO Silverio Selvetti: « Come può realizzarsi un corretto trattamento se il medico è costretto, per quanto verbalmente, a recarsi in Pronto Soccorso sottoporre il paziente all’accettazione in reparto, al supplemento di anamnesi, alla compilazione della cartella clinica alle ulteriori prescrizioni diagnostiche alla prescrizione della terapia e poi cosa fa/fanno il pendolare tra reparto e P.S in compagnia di infermieri e OSS. E’ evidente che si tratta di Organizzazione non corretta».

E quanto ai diritti del paziente Selvetti ribadisce: « Il paziente che si rivolge ai nostri P.S., ha diritto al corretto percorso diagnostico-terapeutico ed ha diritto ad assistenza adeguata rispettosa della dignità della persona ed all’affidamento in cura in mani certe ed appropriate. La modalità che indicate, cioè il ricovero con lo stazionamento in P.S., non è rispettoso dei diritti del Paziente in quanto non può assicurare tutto quello di cui ha bisogno. Posso capire un tempo breve in attesa di un barelliere, di una carrozzina o del rifacimento di un letto ma tutto ciò attiene al normale funzionamento della struttura anche in casi di affollamento come in questo periodo».

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Pubblicato il 01 Febbraio 2018
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