La globalizzazione rallenta, la tecnologia accelera e l’italia sta “meglicchio”

Presentato in Camera di Commercio il ventiduesimo Rapporto Einaudi (Guerini e associati) sull'economia globale e l'Italia curato da Mario Deaglio e realizzato dal Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi in collaborazione con Ubi Banca

Camera di Commercio generiche

Anche in macroeconomia ci sono i capri espiatori. Il principale in questi anni è stato la globalizzazione che però è sempre esistita, basti pensare all’impero romano. Ciò che è cambiato veramente negli ultimi vent’anni è l’impatto della tecnologia che ha creato un effetto accelerazione sulla stessa globalizzazione, amplificandone gli effetti. Una tecnologia che non è costante e procede per salti, in grado quindi di scardinare il collaudato meccanismo di politiche economiche basate sulla domanda.

Tra i numerosi e suggestivi scenari presentati da Giorgio Arfaras, durante la presentazione del ventiduesimo rapporto Einaudi è forse da questo che bisogna partire per “Un futuro da costruire bene”, come recita il titolo del rapporto curato da Mario Deaglio e realizzato dal Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi in collaborazione con Ubi Banca.

(foto sopra da sinistra: Giorgio Arfaras, Luca Gotti di Ubi Banca, Fabio Lunghi, presidente della Camera di Commercio, e Gianfranco Fabi giornalista e moderatore dell’incontro)

UN RAPPORTO NON TRADIZIONALE
Arfaras è un bravo affabulatore, risponde ad ogni domanda riducendo la complessità del mondo a schemi semplici, comprensibili ai più, perché, come ha specificato lo stesso economista, «Il rapporto Einaudi non è un classico rapporto macroeconomico, ma tratta anche temi del quotidiano». Parlando del futuro del lavoro, tema tra i più dibattuti negli ultimi anni, Arfaras entra nello specifico di alcune professioni per rimarcare l’impatto della tecnologia. Possono dormire sonni tranquilli parrucchieri, sacerdoti, fisici delle particelle, professioni non aggredibili dalla tecnologia globalizzata. Si preoccupino invece ragionieri e badanti: i primi possono essere sostituiti da un software le seconde dai robot.

LA CINA CRESCE E L’AMERICA ARRANCA
Secondo il rapporto Einaudi la globalizzazione sta rallentando, ma se l’America, pur rimanendo prima, arranca, la Cina cresce grazie agli investimenti. La prima si sviluppa per iniziativa privata, la seconda invece, più dirigista, per iniziativa dello stato. Il ceto medio dei paesi emergenti, tra cui quello cinese, ha guadagnato ed è cresciuto rispetto a quello del vecchio occidente che è rimasto dov’era.
«A livello internazionale – ha spiegato Arfaras – ci sono tre modelli per ridurre le disuguaglianze: il neolaburismo di Clinton e del Pd, il protezionismo di Trump e della Lega e il reddito universale dei 5 stelle. A proposito del protezionismo che chiude le frontiere e costruisce i muri, a cosa servirebbero se la disuguaglianza fosse colpa della tecnologia e non dei cinesi?». Sul reddito universale invece il problema è capire quale sia il limite dell’equilibrio per evitare di disincentivare il lavoro e condurre una vita in vacanza. Riflessione fatta anche dal gruppo musicale lo Stato sociale nell’ultima edizione del Festival di Sanremo.

LA SITUAZIONE DELL’ITALIA
Che si stia uscendo dalla crisi è un dato di fatto. «Stiamo meglicchio» per dirla con le parole di Arfaras, ma si potrebbe stare meglio.  «Cresciamo dell’1,5% grazie alle esportazioni» ha detto l’economista del Centro Einaudi e grazie a questo risultato tutte le polemiche sull’opportunità di rimanere nell’area euro e sulla possibilità di ritornare a una lira svalutabile sono improvvisamente scomparse dal dibattito. Si potrebbe invece crescere di più, almeno di un punto percentuale, se riprendessero gli investimenti sulle infrastrutture.

IL MONDO SI DIVIDE TRA APOCALITTICI E INTEGRATI
Le cose vanno meglio di come vengono rappresentate dai media. Arfaras si colloca tra gli integrati, cioè tra coloro che non si fanno influenzare dai telegiornali catastrofici, dal lamento generalizzato e dalla paura. A proposito di integrazione, parlando del rapporto tra indigeni italiani ed extracomunitari e della difficoltà spesso di riconoscere delle differenze nei migranti all’interno dei flussi migratori europei, Arfaras ha detto: «Salvini assomiglia a un rumeno». Affermazione che fotografa con precisione il nostro tempo, ovvero l’età dell’iper-incertezza.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 14 Febbraio 2018
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