“L’Università non è più un monastero arroccato sul colle”
L'apertura del ventesimo anno accademico dell'Università dell'Insubria è stata l'occasione, per il rettore Alberto Coen Porisini, di tracciare un bilancio in un contesto economico difficile
Si aperto ufficialmente l’anno accademico dei 20 anni. Il prossimo 14 luglio l’ateneo, diviso tra le città di Varese e di Como, arriverà all’importante traguardo e la cerimonia, che si è tenuta oggi lunedì 19 febbraio nell’aula magna di via Ravasi a Varese, è servita anche a fare il punto della storia di questa università. Il compito di tracciare il bilancio è spettato al rettore uscente Alberto Coen Porisini che ha preso la parola dopo i saluti del presidente della regione Roberto Maroni e dei due sindaci di Varese, Davide Galimberti, e di Como, Mario Landriscina.
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«L’ateneo non è più percepito come un monastero in cima alla collina. È stato il risultato più importante, frutto di un lavoro di integrazione e collaborazione che ha visto l’ateneo e i suoi docenti uscire dal perimetro delle aule per incontrare studenti, famiglie e istituzioni nei loro luoghi di ritrovo».
LAVORO DI POTENZIAMENTO
Tanto impegno che ha portato a un aumento delle immatricolazioni: «Abbiamo deciso di diversificare la formazione di primo livello da quella del secondo e del terzo con l’obiettivo di essere maggiormente attrattivi sul nostro territorio nel primo caso e guardando invece oltre nel secondo. In particolare, per la triennale, abbiamo investito sugli studenti del bacino naturale incontrandoli nelle scuole e potenziando l’attività di orientamento nella scelta del futuro».
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Quella delle diversificazione è una delle strategie di sviluppo messe in campo dall’ateneo che ha puntato su rapporti internazionali per lauree magistrali e dottorati: «La percentuale degli studenti che si iscrive a una laurea magistrale – ha sottolineato Coen Porisini – provenendo da un altro ateneo è più che raddoppiata dal 2012 ed é pari al 36%, mentre, per quanto riguarda i dottorati, ormai oltre la metà dei nostri dottorandi si è laureato in un altro ateneo».
IL FUTURO TRA OBIETTIVI E RISCHI
Ripercorsi gli anni difficili di un paese in crisi e che ha stretto i cordoni della spesa verso il sapere, il magnifico rettore ha volto lo sguardo al futuro, fatto di investimenti di corsi, personale e spazi: « Accanto a queste opportunità, però, ci sono dei rischi – ha commentato Porisini – Il primo è che le risorse ci siano davvero, non solo quelle economiche ma anche quelle umane a causa dei vicoli derivanti dal blocco del turnover. Inoltre è difficile far coincidere eccessive aspettative con i tempi necessariamente lungi della realizzazione degli interventi».
Il rettore ha citato opportunità e pericoli legati al mondo della ricerca dove capacità e competenze in crescita rischiano di infrangersi contro un sistema che poco ha a che fare con la meritocrazia a causa di vecchie logiche. Ha citato anche la multidisciplinarietà da sempre caratteristica dell’Università dell’Insubria che ha fatto della contaminazione delle idee il punto di forza: «Il rischio è che in un contesto di risorse limitate ci sia la tentazione di ritenere che l’ateneo si debba specializzare, dissipando il patrimonio accumulato in questi anni»
Scelte e decisioni strategiche determinanti per i prossimi anni ma che spetteranno a colui che verrà eletto il 2 luglio prossimo.
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