Al via il processo per l’omicidio di Antonino Faraci
Tre gli imputati: la moglie Melina Aita e due tunisini attualmente latitanti. Nel 2014 avrebbero organizzato una finta rapina in casa
È iniziato questa mattina a Busto Arsizio, martedì, il processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Antonino Faraci, il pensionato di Somma Lombardo ucciso la sera del 12 aprile 2014 nella sua abitazione di via Briante. Aveva 72 anni quando fu trovato con la testa fracassata nel salotto di casa. A dare l’allarme era stata la moglie, Melina Aita (foto), oggi principale imputata per l’omicidio dell’uomo.
La porta dell’abitazione, una villetta al civico 199A di via Briante, sulla strada che porta alla frazione di Maddalena, era aperta e secondo il pubblico ministero Rosaria Stagnaro è stata proprio lei ad aprire a Bechir Baghouli e Slaheddine Ben H’Mida, coimputati latitanti di questo processo.
Secondo l’accusa, infatti, Melina Aita avrebbe intrattenuto una relazione anche sessuale con Bechir Baghouli e avrebbe procacciato cocaina all’uomo in più occasioni. Tutti e tre avrebbero organizzato l’omicidio fingendo una rapina in casa.
Questa mattina i legali dei tre imputati hanno provato a sollevare alcune eccezioni. L’avvocato di Melina Aita, Pierpaolo Cassarà, ha addirittura chiesto la nullità del rinvio a giudizio da parte del giudice per l’udienza preliminare sostenendo che non vi sia nessun elemento che possa anche solo far pensare alla colpevolezza della sua assistita.
L’eccezione sollevata dall’avvocato dei due tunisini Marco Brunoldi (nominato d’ufficio, ndr) , invece, riguardava l’impossibilità di sapere se i due imputati, paragonati dal legale a due fantasmi, siano informati del processo a cui sono sottoposti in Italia in quanto non sarebbero mai stati rintracciati.
La corte, presieduta dalla presidente della sezione penale Renata Peragallo (Elisabetta Ferrazzi a latere), ha respinto entrambe le richieste dei legali e ha fissato il calendario delle udienze. A partire dalla prossima si inizierà con l’escussione dei testi dell’accusa.
Si tratta, comunque, di un processo difficile perchè indiziario. Tutto si basa sulle indagini dei Carabinieri di Gallarate, coordinati dalla Procua di Busto Arsizio, che avrebbero ricostruito i movimenti dei tre attraverso i loro telefoni e i rapporti tra loro grazie ad una serie di testimonianze raccolte in sede di incidente probatorio.
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