Telefona alla mamma dal vicino e lui la palpeggia: condannato
La ragazzina, 13 anni al momento dei fatti, ha raccontato tutto alla madre che ha denunciato l’uomo. La difesa ricorrerà in appello
Un uomo di 56 anni è stato condannato questa mattina a due anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di una ragazzina che al tempo dei fatti ne aveva 13, e al pagamento del risarcimento del danno quantificato in 5 mila euro.
Lo ha deciso il giudice collegiale del tribunale di Varese (Muscato, Marzagalli e Mannino) diminuendo di un anno la pena richiesta dal pubblico ministero Floris, che nella sua requisitoria ha in aula ricostruito i fatti ritenuti credibili dal giudice.
Poco prima dell’ora di cena del 3 ottobre di cinque anni fa una ragazzina di 13 anni che abitava in un condominio del nord del Varesotto si accorse di non avere più credito nel telefono.
La ragazzina era in casa da sola e voleva avvisare la madre che sarebbe uscita di casa di lì a poco per trovare un’amica.
Come fare? Decide di suonare al campanello di un uomo che abita nel palazzo di fronte al suo e che la fa entrare, ma poi chiude a chiave la porta dietro di sè.
L’adulto, che al momento dei fatti aveva 51 anni e forse è alticcio, è accusato di aver cominciato a squadrarla per farle poi domande sempre più dettagliate e particolareggiate sulla sua intimità. Le chiede se ha già avuto rapporti sessuali. Fa apprezzamenti sul suo aspetto fisico, poi cerca di baciarla fino ad arrivare a palpeggiarle il seno.
La giovanissima, scossa, scoppia a piangere e alza la voce, chiede di parlare con la madre subito, e ottiene così la possibilità di fare la telefonata, poco prima delle 19.
Poi l’uomo ha riaperto la porta e la ragazzina è uscita dal suo appartamento.
La giovane si è confidata alla madre, ma non subito, e qualche ora dopo, insieme, vanno a chiedere spiegazioni all’uomo che, in stato di alterazione per l’alcool, nega tutto.
Parte la denuncia ai carabinieri e le indagini e si arriva al processo non prima di aver sentito la giovane in incidente probatorio e valutato perizie sulle condizioni psicologiche della ragazza, fino alla discussione di oggi dove la difesa dell’avvocato Cunati ha chiesto l’assoluzione, o in alternativa la concessione delle attenuanti, chieste pure dal pubblico ministero per “limitata compromissione della sfera sessuale”.
La sentenza è arrivata quindi con pena ridotta: la corte ha ritenuto le attenuanti prevalenti sulle circostanze aggravanti. Il difensore nella sua arringa ha fatto presente alcuni passaggi “anomali” dei fatti esposti, come la decisione della ragazzina di uscire di casa e dirigersi presso l’abitazione dell’uomo che stava nel palazzo di fronte; l’avvocato ha poi ricordato che la persona si è sottoposta negli anni scorsi ad un percorso di disintossicazione dall’alcool. Al condannato è stata applicata la sospensione condizionale della pena: «Stiamo valutando la possibilità di ricorrere in appello», ha commentato il difensore prima di uscire dall’aula.
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