“Evviva l’Italia, evviva la Bulgaria. Ma dove sono i soldi della fideiussione?”
Un anno fa apriva l'effimero Summer Festival, chiuso dopo meno di due mesi. Il Pd torna a chiedere chiarezza sulla vicenda della garanzia fantasma. "Il Comune ha dato incarico sette mesi fa, hanno portato a casa qualcosa?"
“Evviva l’Italia, evviva la Bulgaria”. Usano ancora una volta l’arma tagliente dell’ironia, quelli del Pd di Gallarate, per tornare a sollevare la questione della fidejussione fantasma, emessa in Bulgaria, che doveva garantire le entrate del Comune per il Summer Festival.
L’occasione per fare il punto è l’anniversario, per così dire: «Qui l’anno scorso si celebrava il lancio del Summer Festival, che doveva rilanciare la nostra economia gallaratese» ha spiegato il capogruppo dem Giovanni Pignataro.
Il festival chiuse con mesi di anticipo e lasciando nei guai anche qualche fornitore, a distanza di un anno rimangono solo «alcuni reperti archeologici», come il cartello fisso che indica i parcheggi, rimasto su viale dell’Unione Europea a ricordare l’evento che si immaginava in grande. Ed è proprio sui luoghi del Summer Festival che il Pd ha “posato” una ironica lapide commemorativa dell’evento, con immancabili frasi della canzone di Elio e le Storie Tese “Pippero”.
Ora: la vicenda del Summer Festival è stata anche pesante per alcuni (chi aveva immaginato di lavorare con il festival e si è ritrovato con un pugno di mosche), ma l’ironia è orientata a un punto: l’improbabile vicenda della fideiussione. Cioè la garanzia sul credito del Comune emessa in Bulgaria, accettata dal Palazzo Borghi mentre già c’erano segnalazioni pubbliche di irregolarità e rischi legati alla società di Sofia che l’aveva emessa, la Nedejda Insurance Group.
La vicenda agitò il fine estate. La giunta Cassani si era difesa dicendo che comunque il Comune aveva incassato qualcosa (27.500 euro) e dicendo che i costi erano coperti, mentre l’opposizione incalzava per ottenere i dettagli delle spese sostenute. Il Pd invece ha poi contestato la disattenzione di Palazzo Borghi nel verificare la fideiussione, temendo anche che i soldi rimanenti («87.500 euro ancora dovuti») non sarebbero mai arrivati.
L’ultimo atto del 2017 fu una mossa del Comune, che a novembre fece «la nomina di un avvocato incaricato di recuperare i soldi, “laddove necessario anche a livello internazionale”» ricorda ancora Pignataro, riprendendo le parole della delibera.
Ed è da qui che si riparte, dalla verifica dell’incasso della famigerata fideiussione bulgara. «Siamo fiduciosi: certamente il Comune avrà ora ottenuto risultati positivi, altrimenti ci potrebbe pensare a un danno erariale. Per questo abbiamo preparato una interrogazione per chiedere a che punto siamo». Un documento che ripercorre le tappe della vicenda e chiede appunto all’amministrazione di conoscere quanto sia stato incassato degli 87.500 euro e quanto sia costata l’operazione di recupero credito.
L’interrogazione è uno strumento che prevede la risposta in consiglio comunale, vera sede ufficiale del dibattito amministrativo. Quindi bisognerà aspettare la prossima seduta: «Sono passati due mesi esatti dall’ultimo consiglio comunale» fa notare Anna Zambon, la già giovane dei consiglieri comunali Pd. «E da allora tutte le commissioni sono state convocate con le firme degli otto consiglieri di minoranza, altrimenti ci sarebbe il nulla, non si muoverebbe nulla» conclude Margherita Silvestrini.
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