Ad aggiungere un posto a tavola ci ha pensato lui

Mettere in scena uno spettacolo complesso come "Aggiungi un posto a tavola" richiede moltissime energie. Il produttore "part time" Giacomo Mazzarino racconta il miracolo avvenuto a Varese

Camera di Commercio generiche

Lo si intercetta spesso nel centro di Varese, mentre va al lavoro in sella alla sua bicicletta. Può capitare di vederlo in qualche convegno dedicato all’economia del territorio, alle imprese o all’occupazione. Roba che per un dirigente della Camera di Commercio è routine quotidiana. C’è però un lato B di Giacomo Mazzarino che non tutti conoscono. Un po’ perché lui si schermisce. Un po’ perché, come si dice, la solidarietà non parla, ma agisce. Da molti anni Mazzarino fa il produttore di una compagnia amatoriale o, meglio, una compagnia al limite del professionismo, per usare la definizione del direttore del Teatro di Varese. Spettacoli molto apprezzati dal pubblico il cui ricavato va puntualmente in beneficenza.

Quest’anno gli “Effetti collaterali” con la Compagnia della Gru e il Balletto di Varese il 16 giugno al teatro Openjometis di Varese metteranno in scena “Aggiungi un posto a tavola” la celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini portata al successo dal grande Johnny Dorelli, il cui ricavato sarà destinato al restauro del Bernascone, il campanile della città.

Mazzarino, il produttore è invisibile al pubblico ma quasi sempre la buona riuscita di uno spettacolo dipende proprio da questa figura. Le piace questo ruolo?
«Mi chiamano produttore scherzosamente perché mi sono sempre occupato dell’organizzazione che in genere in uno spettacolo è la parte più rognosa, quella che inizia prima e chiude dopo. Gli attori della compagnia è da febbraio che fanno prove su prove, io sto lavorando da settembre dell’anno scorso per mettere insieme tutti i tasselli dello spettacolo».

Immagino che non sia stato facile ottenere il via libera per portare in scena il capolavoro di Garinei e Giovannini.
«”Aggiungi un posto a tavola” è un testo super tutelato, c’è un’esclusiva in corso per Gianluca Guidi, il figlio di Dorelli, che è in tournèe con questo spettacolo. Quando ho presentato la richiesta, ottenere il via libera era quasi una missione impossibile, ma ho fatto una relazione alla Siae che faceva leva sulle caratteristiche della nostra iniziativa: la dedica al Bernascone, il campanile della città, e l’ambientazione all’aperto».

Chi ha sbloccato l’autorizzazione?
«Gaia Garinei è stata la prima, mi ha scritto una email definendola “una bellissima iniziativa” e augurandosi che anche gli altri eredi dessero il loro consenso. E così è avvenuto».

Aggiungi un posto a tavola non è un testo semplice, richiede preparazione nel canto e nel ballo, oltre che nella recitazione. Come avete fatto a sviluppare queste competenze in poco tempo nella vostra compagnia?
«In effetti questo era il secondo ostacolo da superare. E così mi sono rivolto a chi aveva quelle competenze: la Compagnia della Gru per le musiche dal vivo e il canto e il Balletto di Varese per le coreografie. Il lavoro enorme sul canto fatto da Enrico Salvato e Simone Poletti e quello altrettanto notevole sulle coreografie fatto da Rita Boari hanno dato vita a un gruppo di lavoro artistico nuovo».

Originariamente lo spettacolo doveva tenersi all’aperto proprio ai piedi del Bernascone, una sfida notevole. Poi lo avete dirottato nel teatro cittadino. Cosa è successo?
«C’era un grande evento concomitante nel centro della città che avrebbe potuto interferire con lo spettacolo. Dovevamo dunque trovare una soluzione alternativa nel rispetto del pubblico e degli artisti.  Nella difficoltà si è creata una buona intesa con il comune di Varese che ci è venuto incontro mettendoci a disposizione il teatro Openjobmetis che è molto performante e che noi conosciamo bene. A questo si è aggiunto lo stimolo del direttore del teatro stesso, Filippo De Sanctis, un vero visionario. Poi abbiamo avuto la partecipazione di Max Laudadio, la “voce di lassù”, che si è messo subito a disposizione del regista per le registrazioni. Insomma, dopo qualche notte insonne tutti i pezzi di questo insperato mosaico si sono incastrati perfettamente».

Passare dalla piazza al Teatro che cosa ha comportato?
«Abbiamo dovuto rivedere la scenografia per riadattarla. Per fare un esempio, abbiamo dovuto ridurre l’Arca, elemento fondamentale degli allestimenti, per farla entrare nel teatro. Poi avendo optato per la band che suona dal vivo, abbiamo dovuto pensare anche a uno spazio per i musicisti».

Perché avete scelto “Aggiungi un posto a tavola”?
«Negli ultimi anni abbiamo portato in scena sempre degli inediti, testi di autori americani tradotti da noi, con l’intento di offrire qualcosa di originale al pubblico. Questa volta c’era già un soggetto, il campanile della città, un bene architettonico storico che aveva bisogno del nostro aiuto. Una mattina ho sentito mia figlia di tre anni che canticchiava “Aggiungi un posto a tavola” e così ho scoperto che quella colonna sonora è presente quotidianamente nelle vite dei nostri figli, negli asili e nelle scuole perciò la comunità per sostenere il nostro campanile c’era già. Se poi aggiungiamo il fatto che i testi di questa commedia rimandano al concetto di solidarietà e mutuo aiuto, cosa c’è di più attuale nei tempi che stiamo vivendo».

Voi puntate a mille spettatori in una sola serata, ma siamo a giugno…
«Noi continuiamo ad avere questo obiettivo come se fossimo a novembre. Questa non è una serata normale, oltre allo spettacolo c’è la finalità, il nostro campanile. Se tutti aggiungiamo un posto a tavola ìl Bernascone rinascerà».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Giugno 2018
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