Riforma doposcuola e mense, i numeri danno ragione alla giunta comunale

Sono 373 i nuovi iscritti tra i bambini che usufruiscono dei servizi parascolastici, il 37 % in più rispetto all'anno 2015/2016. Diminuiscono anche gli importi delle rette medie mensili calcolate in base alla fascia Isee

Avarie

Se si vogliono sfatare luoghi comuni, pregiudizi e dietrologie, non solo nella politica, l’unico modo è affidarsi ai numeri. È quello che hanno fatto il sindaco Davide Galimberti e l’assessore ai servizi educativi Rossella Dimaggio  presentando il rapporto relativo all’andamento dei servizi parascolastici della scuola primaria, in parole più semplici prescuola, doposcuola lungo e mensa, con l’analisi dei dati degli ultimi tre anni.

UNA RIFORMA A VANTAGGIO DEL CETO MEDIO
Chi temeva che la riforma voluta dalla giunta Galimberti avrebbe ridotto il numero degli iscritti, alla luce dei dati, si sbagliava. Il sistema che si basa su una maggiore flessibilità di orari e costi, questi ultimi determinati in base alla dichiarazione Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), ha portato a 373 nuove iscrizioni tra i bambini che usufruiscono dei servizi parascolastici. Rispetto all’anno 2015/2016 si è passati infatti da 1.007 a 1.380 iscritti, ovvero il 37% in più.

L’altro dato che emerge è che la retta media mensile dei vari servizi suddivisa per fasce Isee è complessivamente diminuita. Nel cosiddetto “doposcuola lungo” c’è una diminuzione che va dal -68% della fascia compresa tra i 4.001 euro e gli 8.000 euro al -6% della fascia compresa tra i 18.001 euro e i 20.000 euro.  Per fare un esempio, una famiglia con un reddito Isee di 5.000 euro prima pagava mediamente 37,80 euro al mese, oggi ne paga 12,24. E così una famiglia con un reddito Isee di 23.000 euro, prima ne pagava 62,64, ora ne sborsa  57,86.
«Chi aveva detto che avremmo penalizzato il ceto medio – spiega Galimberti – si è sbagliato, ma non solo. Il servizio viene usufruito a un prezzo migliore da quasi tutte le fasce di reddito e il ceto medio rappresenta la maggioranza, grazie al fatto che abbiamo allargato la base».

QUELLI CHE NON PRESENTANO LA DICHIARAZIONE ISEE E I NON RESIDENTI
Chi non presenta la dichiarazione Isee paga il massimo della retta, ovvero 151,20 euro mensili per il doposcuola lungo, 127,78 euro per il servizio refezione e 75,60 euro per il servizio prescuola. Gli stessi importi li pagano le famiglie appartenenti alla fascia superiore Isee cioè quella oltre i 55.000 euro, e i non residenti la cui presenza è rilevante nei servizi prescuola con 31 bambini (29% del totale), nel doposcuola lungo con 38 (4%) e nel servizio refezione con 90 (23%).
«Il fatto che dei non residenti scelgano i nostri servizi è dettato da due ragioni – spiega l’assessore Dimaggio – la prima è relativa a esigenze logistiche, la seconda è legata all’alta qualità del servizio che noi garantiamo. Il potenziamento di alcuni servizi nasce proprio dalla nostra sensibilità verso una maggiore conciliazione dei tempi casa-lavoro».

Nel doposcuola lungo rimane alto il numero delle persone che non presentano la dichiarazione Isee ben il 26%, 233 famiglie su 881. Una scelta legittima, quella di voler pagare la tariffa massima, anche se l’assessore Di Maggio qualche perplessità in proposito la solleva, soprattutto nei confronti di chi non fa la dichiarazione per mancanza di conoscenza del meccanismo tariffario.

STRANIERI E TARIFFA D’INGRESSO
Un altro luogo comune che l’amministrazione vuole sfatare è il paventato aumento della presenza dei bambini stranieri dopo la riforma. Così non è stato: si è passati infatti dai 294 iscritti del 2015/2016 ai 288 del 2017/2018. Questo è un dato che si presta a più interpretazioni e giudizi, in un arco che va dal buonismo alla mancata integrazione, passando dal razzismo, aspetti su cui lo stesso sindaco vuole fare la massima chiarezza. «Noi abbiamo introdotto una retta minima di ingresso di 12 euro – spiega Galimberti – per sviluppare un senso di responsabilità nelle famiglie. Lo abbiamo fatto perché durante i colloqui alcune famiglie ci rivelavano che usufruivano del servizio solo perché era gratuito e non perché ne avevano una reale necessità. Il paradosso è che la Lega che fa tanta demagogia sugli stranieri, prima non controllava nulla. Oggi chi ne ha bisogno ne usufruisce pagando una tariffa minima simbolica. Non bisogna infatti dimenticare che le rette coprono solo il 30% del servizio mentre, il restante 70% è a carico della collettività».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 30 Giugno 2018
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